MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il grafico che vedete sopra non è altro che la dinamica negli ultimi 15 anni del rapporto debito/pil complessivo della zona euro. Ad oggi
l’Europa quindi ha accumulato un debito pubblico pari all’85% del proprio Pil, contro un debito Usa che ammonta al 99%. I dati sono fonte Bce e pertanto gli ultimi disponibili sul mercato.
Per chi ha letto il post di ieri sulla Francia, potrà vedere come questa si trovi perfettamente nella media europea. Questo confronto è molto significativo, in quanto, nel caso di emissione di Eurobond il rating sarebbe ancora tripla A con non poche riserve sull’immediato futuro.
Il rendimento medio a 10 anni, infatti non arriverebbe al 3% lordo (2,88 per la precisione), mentre a 7 anni avremmo un 2,35 lordo. Questa non è una stima, ma l’esatto risultato che il mercato sta facendo su titoli medi di  tripla A europei.
Adesso facciamo un semplice confronto tra i principali paesi europei. Questa volta mi servo della formidabile quanto semplice tabella di Google, la cui attendibilità l’ho verificata con le tabelle Eurostat.

Come possiamo vedere al Dicembre 2010 Germania e Francia sembravano gemelle.

Guardiamo adesso dove siamo? Ebbene: la Francia da 81,8 è passata a 85, mentre la Germania dal 83,20 è salita solo al 84%.

Quindi la Francia ha nuovamente superato la Germania in termini di debito pubblico, anche se marginalmente. Il dato più significato deriva comunque dalla dinamica del deficit e della crescita. La Germania è senza dubbio messa meglio della Francia ma non per questo immune da rischi sistemici. Stiamo parlando ad oggi di distanze minime che un domani potrebbero invece diventare abissali, in assenza di cambiamenti strutturali in favore di una politica comune. Il mercato infatti sta già pensando a questo con l’aggiunta del sistema bancario che fra i due paesi penalizza sicuramente più la Francia.

Dalla tabella di Google infatti non può non passare inosservata l’Italia, i cui numeri in tema di debito sono più vicini alla Grecia che alla media europea, se non fosse per il nostro tessuto economico e patrimoniale.
L’esposizione delle banche francesi sul sistema italiano è infatti, tale da evitare in tutti i modi il solo pensare che l’Italia non possa rientrare in un negoziato che coinvolga Francia e Germania.

Se fosse solo per la Francia la Merkel non esiterebbe un solo secondo a trovare un’intesa per emettere Eurobond e dare all’Efsf la licenza bancaria come richiesto da Sarkosy, al quale preme di accelerare su una soluzione comune, che ovviamente comprenda l’Italia. Tuttavia qualsiasi elettore tedesco esordirebbe con un bel “nicht”, al solo pensare di diventare un debitore in solido con l’Italia nei confronti dei possessori di Titoli di Stato europei.
Quale contropartita potrebbe dare l’Italia, se non il minacciare di far saltare la pentola a pressione della moneta unica?
Qualora la Merkel acconsentisse interamente alle richieste di Sarkosy, il quale non chiede l’emissione di Eurobond, bensì quella di avviare la tipografia della Bce, agli occhi dell’elettorato tedesco risulterebbe come un sacrificio ingiusto e soprattutto pericoloso. Figuriamoci come ne parlerebbero i quotidiani tedeschi, ricordando i bunga bunga e le telefonate tra il nostro Premier e Lavitola. Per la serie che al peggio non c’è mai fine e che forse, se avremmo avuto una classe politica (destra o sinistra che sia) più diplomaticamente e culturalmente preparata, anche i cittadini tedeschi avrebbe avuto qualche occhio di riguardo per il nostro Bel Paese.

Adesso tuttavia l’Europa è diventata una nazione di fatto, con una moneta, un Parlamento e un Governo, i cui poteri sono cresciuti troppo lentamente rispetto alle esigenze del mercato. Tornare indietro non è più possibile, Merkel o non Merkel, tedesco o finlandese che sia. In un post di molti mesi fa scrissi che è impossibile scendere da un treno che viaggia a 300 km orari. 
Decisioni contrarie ad una soluzione comune, finirebbero per creare cose inverosimili. Per sapere cosa potrebbe accadere, basta dare uno sguardo al laboratorio greco, che in questi giorni ha mostrato agli occhi del Mondo cosa significhi il cambiamento sociale derivante dall’austerità estrema e inconciliabile con la vita di qualsiasi cittadino europeo. 

Purtroppo l’Euro è nato sotto una cattiva stella, una stella bugiarda, la quale sembrava riflettere un’economia circoscritta a tre principali aree: Usa, Europa e Giappone.
Purtroppo le cose sono andate diversamente, la globalizzazione ci ha mostrato il suo vero volto, i mercati emergenti hanno reso le economie avanzate dei veri e propri carrozzoni nei quali la perdita di competitività era di casa. Figurarsi in un area come quella europea, basata su trattati obsoleti, politiche diverse e una macchina burocratica che accelerava la perdita di competitività anziché rafforzarla. 


Italia, Francia e in particolare Germania devono prendere atto che i trattati elaborati 15/20 anni vanno completamente rivisti, nello spirito che quello che è stato fatto fino ad oggi non sia stato un errore ma un cammino utile verso un’Europa sempre più unita. 

Pertanto sono altamente fiducioso in una soluzione positiva dei problemi che oggi sembrano sovrastarci.

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Categories: Crisi Euro, QE

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