MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Questa mattina non è aria, tanto per cambiare, cosicché ho staccato la spina e alla faccia della crisi sistemica, mi sono dilettato nel fare qualche ricerca sul sistema pensionistico europeo, al fine di capire se la nostra Italia sia o non sia da Euro.
Molte persone ben istruite e che addirittura presiedono cattedre presso università italiane e non, di indiscussa importanza, scrivendo pure libri ci mancherebbe (altrimenti non sei nessuno) si riempiono la bocca della parola più terribile al Mondo, per un paese come il nostro: DEFAULT. Non parliamo invece della parola “Crisi sistemica”
Secondo gli stessi l’Italia potrebbe passare da un default soft o parziale (stando così le cose), prima di ripartire di slancio. Tutto questo se il governo non cambia regime.
Ebbene se questi sono gli insegnanti dei nostri figli siamo rovinati.
Per la serie zero responsabilità e bastonate alle vecchiette malate e indifese!!!
Tanto per cominciare, spesso, detti individui (i professoroni di sto’ pardi) sono fra i più ascoltati consulenti delle grosse banche internazionali, come Goldman Sachs, che finiscono per partorire facce simili al mio fondo schiena come queste: Broker si sfoga in TV.
RI-Tanto per cominciare dopo aver chiuso d’ufficio un pò di banche togliendole sistematicamente la licenza bancaria anche solo per affacciarsi su you tube (per non dire altro), guarderei a qualche numero concreto, tralasciando quindi il libro dell’Apocalisse o di Nostradamus che viene tirato fuori puntualmente ogni qualvolta i buoi sono già scappati dalla stalla.
Default è una parola che significa non assumersi degli impegni rispetto al resto del Mondo, al fine di intraprendere la strada apparentemente più facile ma che porta dritti dritti all’inferno. Pensiamo solo al credito che le aziende di un paese fallito avrebbero agli occhi delle controparti estere e ai riflessi commerciali successivi. Quali effetti sull’occupazione, sui salari, sul potere di acquisto e sui diritti sociali?
Benché credo di essere stato fra i primi a proporre una tassa patrimoniale circa un’anno e mezzo fa, benché veda la manovra di questo governo, come il governo stesso, roba da altri tempi, che poco aiuteranno il nostro Bel Paese ad uscire dal tunnel, voglio sottolineare oggi che l’Italia è tutt’altro che fallita, ma al contrario sempre più vicina a diventare un paese da tripla A, se si manifesterà la volontà di cambiarla, senza pensare a giudici e prostitute (visto che la parola “escort” mi sembra un pò troppo elegante).

L’Italia è un paese che ad oggi spende il 15% del Pil in pensioni, compreso ovviamente quelle assistenziali. Tale cifra pertanto è stimabile a circa 225 mld di euro. Circa il 25%, pari cioè a 56 mld di euro, è erogata a pensionati under 65.
Un Paese che voglia rispettare i propri impegni, nei confronti di chi gli ha prestato i soldi, ma soprattutto dei propri cittadini, dovrà fare di tutto per trovarsi in piena regola, nel momento in cui l’Europa chiederà di essere tutti sullo stesso piano.
Ebbene i passi da fare in favore di questo, sono più facili di quanto sembri.

Il primo paese al Mondo ad introdurre un sistema pensionistico fu la Germania di Bismarck nel 1883. 

Questo per sottolineare il fatto che la previdenza tedesca, nei suoi passaggi evolutivi, ha rappresentato una guida per molti altri paesi, compresa l’Italia e la Francia. Ovviamente non stiamo parlando del sistema pensionistico meno dispendioso, ma sicuramente fra i più garantisti.
Ebbene in Germania l’età pensionabile è di 65 anni (e non come dice la Marcegaglia, anche se è vera la discussione per portarla a 67) sia per uomini che per donne.

La media europea invece si abbassa a 61,8 anni, grazie a paesi come l’Italia, che come abbiamo visto paga circa 56 mld l’anno a pensionati under 65.


Dopo le riforme apportate da Dini, Treu e Maroni, il nostro sistema pensionistico ha stabilito che l’età pensionabile è di: 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, salvo i 40 anni lavorativi.


Premesso che in Svezia l’età pensionabile è di 70 anni, credo che l’Italia se voglia trovarsi in regola debba dare alla donna la parità dei diritti in tutto e per tutto (non me ne vogliano le dolci lettrici) parificando l’età pensionabile a quella dell’uomo. Tenuto conto del fatto che il gentil sesso ha diritto ai contributi figurativi versati nel periodo della maternità, non credo di aver detto una cosa fuori dal normale.

Secondo alcuni calcoli, questo porterebbe un risparmio annuo di circa 2,5 mld di euro, che non è tanto, ma sufficiente a presentarci all’Europa con la faccia più pulita.

Ma la voce sulla quale farei maggiormente leva sono quei 56 mld che francamente non sopporto a causa del mio interesse e soprattutto di quello dei nostri figli.
Tolte le fasce dei lavori logoranti, quelle dei lavoratori con 40 anni di contributi e le persone bisognose di assistenza, perché non agire a livello di tassazione sugli under 65?
Conosco persone andate in pensione a 40 anni (non di contributi ma di età) che fanno tranquille tranquille un nuovo lavoro da 20 o 30 anni e che si sono permessi di comprare case al mare e in montagna, ovviamente anche a nostre spese.
Quanto mi piacerebbe già da ora avere una pensione e poter lavorare in piena tranquillità senza farmi prendere dallo stress della vita di tutti i giorni? Sono forse diverso da quelli succitati? Sembra proprio di sì.

Ma pensa te che privilegiati?

Quindi:

Tutti in pensione a 65 anni o 40 anni di servizio già dal prossimo anno alla faccia dei sindacati che scenderanno in piazza.
Siamo forse diversi dai tedeschi?
Tasse a go go per i pensionati under 65 senza 40 anni di servizio. Anche qui bisognerà stare attenti per quelli che scenderanno in piazza, soprattutto ai baby pensionati. Già me li vedo a lanciare sassi alle vetrine dei negozi.
O forse dovremo aver più paura dei giovani che ormai sono strozzati da questo meccanismo sociale perverso? Quale futuro si prospetta loro?
Ma non ho finito e qui viene il bello:

Tetto massimo pensionistico e tetto massimo contributivo.

La pensione è un diritto, in particolar modo al fine di poter proseguire dopo la vita lavorativa, un tenore di vita dignitoso.
Possono bastare 10.000 euro al mese di tetto massimo?
Una persona che avesse diritto per ragioni contributive (e qui l’idea del tetto massimo contributivo) ad una pensione di 30 o 40 mila euro al mese avrà avuto sicuramente la possibilità di accantonare una fortuna tale, da poter vivere di rendita.
A casa mia si chiama equità sociale. Tutti dico tutti abbiamo diritto ad una vecchiaia serena e dignitosa, dove le famiglie di giovani non si devono trovare a dover tirare fuori di tasca propria 2, 3 mila euro al mese per assistere i propri cari.

Credo che ognuno abbia le sue singole problematiche, ma sono certo che l’obiettivo comune sia quello di camminare verso un’Europa sempre più coesa ed efficiente, che possa soprattutto garantire un futuro sereno e piacevole per tutti noi.

2 Responses so far.

  1. Aristotelev ha detto:

    Condivisibilissimo!!! E il tetto lo sposterei sotto i 10.000€. E la retorica dei sindacati sulle donne a 60 anni è veramente rivoltante.

  2. Anonymous ha detto:

    D'accordo su tutto. Tetto pensioni max. 4-5.000 Euro. Parità assoluta tra uomini e donne. Salvaguardia diritti per chi matura i 40 (almeno x i prox. 15 anni)ed in caso di cambiamenti comunicarli con qualche lustro di anticipo per dare modo alla gente di programmarsi il futuro. C'è da dire inoltre che, in caso di perdita del posto di lavoro dopo i 50-55 anni di età bisogna garantire un

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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