MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Cosa sarebbe successo se le banche centrali non fossero intervenute come in questi anni?

Il Mondo avrebbe affrontato sicuramente uno dei periodo più difficili della storia dell’uomo, a causa di una deflazione mai vista.

Le economie ti tutti i paesi si sarebbero avvitate su stesse, mentre il tasso di default avrebbe raggiunto il massimo degli ultimi cento anni.

La disoccupazione ovviamente avrebbe battuto ogni record e insieme ad essa molti miliardi di persone sarebbero caduti in miseria. Ovviamente il sistema bancario sarebbe scomparso o quantomeno fortemente ridimensionato.

Chiaramente i centri di potere economico presenti tutt’oggi avrebbero subito una chiara destabilizzazione con conseguente redistribuzione secondo criteri meritocratici e di competizione.

La deflazione non sarebbe durata all’infinito, in quanto la forte recessione, avrebbe posto le basi per una forte riduzione della produttività fino a trovare un punto di equilibrio verso il basso con la domanda. La crescita demografica e la conseguente spinta della domanda stessa, avrebbe poi risollevato i prezzi con nuova rincorsa verso l’alto della produttività, memore tuttavia degli eccessi dell’ultimo decennio, riportando il tasso di inflazione sui livelli ideali. La domanda aggregata oltretutto non sarebbe stata più drogata dal credito, ma sostenuta da un potere salariale in grado di consumare quanto prodotto.

L’economia in sostanza si sarebbe ristabilizzata senza l’aiuto della politica monetaria, partendo da basi più solide e sostenibili.

Del resto le crisi economiche hanno il pregio di spazzare via il marcio, creando i presupposti per una migliore evoluzione dei cicli successivi.

Purtroppo nel capitalismo moderno, uno dei principali obiettivi delle banche centrali è quello del raggiungimento della massima occupazione. Attraverso questo principio, vengono coperte gran parte delle storture createsi nel tempo, dal potere sindacale, che alla lunga riesce ad ottenere esattamente gli effetti contrari a quelli desiderati, diminuendo il salario reale.

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In economia, infatti, e senza l’intervento delle banche centrali, gli aumenti eccessivi e ingiustificati di una categoria salariale, sarebbero inevitabilmente compensati da una minore occupazione. Tuttavia le banche centrali, nel nome della massima occupazione, provvedono a regolare verso l’alto la massa monetaria generando inflazione e diminuendo di conseguenza i salari reali. I primi che se ne avvantaggiano da tutto questo, come sappiamo, sono quelli che stanno in cima alla piramide, mentre coloro che si trovano in basso, ossia la stragrande maggioranza, ricevono solo benefici in termini nominali e non reali.

Ad oggi potremmo dire che non esistendo un problema inflazione, quanto detto all’ultimo punto è un concetto inappropriato.

A mio parere, negli ultimi 20 anni, avremmo dovuto rivedere il concetto di inflazione, in quanto il medesimo non è strettamente compatibile con il termine di potere reale d’acquisto.

In presenza di un tasso d’inflazione zero, infatti, a salari invariati, il potere di acquisto può diminuire ugualmente, grazie ad un aumento della pressione fiscale ufficiale e soprattutto occulta, quando con questo termine, si vuole abbracciare tutte quelle voci imposte dal sistema per cambiare i comportamenti della collettività, come ad esempio il costo dell’acqua, dei parcheggi o dei permessi per circolare nelle aree urbane. A queste voci si sommano i cambiamenti della società, attraverso i quali si amplia la rosa della redistribuzione della spesa, al fine di mantenere un tenore di vita adeguato. Altro esempio, telefonini, internet etc etc. Non redistribuire il reddito verso quei settori ad esempio comporterebbe quasi un’esclusione dalla società.

E’ chiaro quindi che nei casi suddetti possiamo assistere ad un’inflazione zero, e ad un minor potere di acquisto.

Il problema è che in questi anni, il modello economico si è evoluto grazie ad una forte espansione del debito privato e pubblico, che ha compensato la perdita del potere reale di acquisto.

Il 2007/2008 doveva essere il big-bang in favore di un nuovo modello.

Le banche centrali hanno per il momento spento il focolaio.

Presto questo focolaio ritornerà all’attacco e più forte prima.

 

 

 

 

Categories: banche centrali

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