MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Questo è l’indice Dow Jones da quando è iniziato il movimento rialzista nel 2009. Dalla fase 1-2 già potevamo estrapolare gli obiettivi potenziali del ciclo di lungo. Gli stessi erano indicati in 10500/12000 e 14400.
Ad oggi è stato raggiunto l’obiettivo più ambizioso. Il prossimo, nel caso fossero rotti gli argini darebbero addirittura un livello di 18000. Non so questo valore quanto potrebbe essere compatibile in termini di P/E e di crescita economica. Francamente la vedo un po’ dura. 
In questa fase, movimenti di segno opposto al trend primario, oltre ad essere molto probabili, potrebbero avere entità molto ampie. 
La scorsa settimana abbiamo visto l’indice SP500. La rottura di 1510 ha dato luogo ad un proseguimento della fase rialzista, verso target anche in questo caso molto importanti posti tra 1570 (massimo storico) e 1630 (obiettivo Fibonacci di lungo periodo). In questo caso il ciclo Fibonacci, nel percorso del trend degli ultimi 4 anni ha avuto margini di errore maggiori rispetto all’indice Dow Jones. 
Anche sul Nasdaq Composite siamo a ridosso di un importante obiettivo posto a 3350, ossia a circa il 3% dai livelli attuali.

Un altro grafico che mi ha sorpreso decisamente è quello che andremo a vedere qui di seguito:

Questo è l’andamento di lunghissimo periodo del T-Bond a 10y e i rispettivi obiettivi Elliott-Fibonacci. E’ sorprendente come siano state rispettate le tappe nel corso degli ultimi 10 anni e come sulle stesse si siano verificati segni di natura opposta al trend decennale.
Altrettanto interessante constatare come dal maggio 2012 il T-Bond stazioni sul target di 130/131, senza prendere una direzione ben precisa.

Nel grafico sopra possiamo osservare la micrografia del T-Bond, dove è ben visibile il range di movimento iniziato nel maggio 2012.

Con questo grafico, invece possiamo aiutarci meglio, osservando l’andamento del T-Bond a 30y. In questo caso il movimento non sembra affatto neutrale, bensì sembra consolidarsi verso il basso.

Risultato: i rendimenti di mercato sembrano covare qualcosa di poco gradevole. Da tempo notiamo, un deflusso di liquidità dai bond all’equity i quali si mostrano sempre molto competitivi rispetto ai rendimenti a tasso fisso attuali. Un rialzo di questi, potrebbe pertanto cambiare un pò il quadro delle valutazioni e del rischio.
Ciò potrebbe anche coincidere con i dati che abbiamo sottomano.
In questi giorni abbiamo visto, infatti, un deciso calo del tasso di disoccupazione, ormai al 7,7 contro il 6,5 desiderato dalla Fed per porre fine al QE e una creazione di posti di lavoro ben superiore alle attese.
Sempre all’interno della Fed i cosiddetti falchi, che vorrebbero interrompere le politiche quantitative non convenzionali, non sembrano più rappresentare una minoranza marginale. Per questo sarà interessante verificare il rapporto delle prossime riunioni.
Non è un caso inoltre, che il Presidente Obama, nei giorni scorsi abbia firmato senza non poca rassegnazione, la ratifica del “sequester”, in quanto a mio modesto parere, una politica più rigida sul bilancio federale, sarà una necessità, se gli Stati Uniti vorranno in qualche modo rendere sostenibile e vendibile il proprio debito.
Immaginatevi cosa ne sarebbe se la Fed si trovasse nella necessità di chiudere i rubinetti, mentre l’amministrazione Usa continuasse a snobbare il deficit di bilancio, che fino ai giorni nostri ha viaggiato al 9% o quasi rispetto al Pil.
Ad oggi il debito ammonta a circa 16.700 mld di dollari a fronte di un Pil di circa 15.700. A differenza del Giappone, inoltre, il debito non è proprio collocato all’interno. Credo che un minimo di credibilità sia necessario, per non cadere in un fuggi fuggi generale. Non credete?
Ecco che mi resta difficile, vedere ad oggi una fase espansiva di bilancio, e conseguentemente uno scenario idilliaco nel rapporto tassi/equity – debito/crescita e  deficit/crescita.

Queste mie considerazioni, inoltre, trovano riscontro sui grafici, sia sugli indici azionari che obbligazionari, che da anni (a differenza di quanto possiamo pensare) stanno andando a braccetto.

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