MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Chi segue da tempo questo blog avrà notato la mia attenzione a focalizzare la discussione sulle opportunità da cogliere, piuttosto che sparare ai quattro venti, istruzioni su verità nascoste, al fine di allontanarsi ulteriormente dalla realtà.
Nei momenti in cui era necessario o profittevole guardare il bicchiere mezzo pieno, questo blog non è mai mancato. E lo stesso è valso anche per il contrario.

Ho evitato, ovviamente, di fare gli oroscopi, perchè quelli li lascio fare ai venditori di fumo e a chi di economia e in particolare di finanza non ci capisce un Kaiser. Francamente è troppo poco azzeccarla il 50% sì e il 50% no, altrimenti il mio risultato sarebbe pari a zero e farei quindi meglio a cambiare mestiere.

Piuttosto mi sono ben documentato su quanto stava accadendo e quanto sarebbe stato necessario per risolvere una parte dei problemi, avvalendomi anche della materia che conosco meglio: “L’Analisi Tecnica”.

Riguardo alle conoscenze economiche che dire? Ho trovato molto confortante per il mio lavoro, quanto letto nella lunga lettera di George Soros in quanto in essa erano contenute molte delle mie convinzioni passate.

Realizzatosi lo scenario necessario, frutto dello spirito di sopravvivenza della specie umana e finanziaria soprattutto, adesso molti mi chiedono che fare:

Proseguirà lo scenario idilliaco degli ultimi 40 giorni?

Oppure dovremmo difenderci dalle insidie, che nonostante le minacce e gli interventi monetari non sono affatto sparite?

Come ho detto nel precedente post, la Fed e la Bce hanno usato il termine illimitato, ma nella realtà dei fatti, devono sborsare il primo Dollaro o Euro dell’operazione QE 3 o Omt.
In realtà i mercati, tanto per mettere le cose in chiaro, in questi ultimi giorni stanno valutando gli asset secondo le nuove strategie delle banche centrali, anticipandone gli effetti concreti.

Se da un lato una banca centrale, in particolare la Fed, svolge un ruolo stimolante per l’economia, è anche vero che la sua funzione principale è soprattutto quella di rendere credibile la propria moneta.
Le dichiarazioni annunciate in questi giorni, sicuramente, non sono un tassello in favore della credibilità del Dollaro. Piuttosto verrebbe da pensare che se va avanti così prima o poi dovremmo trovarci qualche altra valuta di scambio internazionale credibile e in grado di proteggere i propri risparmi.

Sul ruolo del Dollaro, come merce di scambio internazionale, sappiamo già da circa 80 anni, quale sia la volontà degli Stati Uniti.

Quindi, personalmente, sono curioso di sapere quali saranno le variabili a difesa del biglietto verde nei prossimi mesi:

1) Una guerra?
2) Un’azione fiscalmente credibile, in grado di pesare sull’economia?
3) Oppure una nuova campagna denigratoria nei confronti di un sistema monetario alternativo al Dollaro?

Questi sono solo dei dubbi scritti, che mi pongo qui sul blog, al fine di allargare e fotografare meglio il quadro in esame.

Personalmente, anche se non lo ritenevo necessario in campagna elettorale, ero fra i maggiori sostenitori di un QE che riguardasse principalmente i titoli Mbs e non i Titoli di Stato, dove almeno lì esiste un’azione “definita”. Questo avrebbe dato modo, infatti, di migliorare il sistema del credito, con effetti positivi sull’economia reale.
Tale azione, tuttavia, avrà successo, solo se l’Amministrazione americana varerà una politica credibile di rientro del deficit, colpendo soprattutto, quella classe rimasta illesa dalla crisi degli ultimi 4 anni.
In sostanza andrà ridisegnata la curva di Laffer, con l’effetto di aumentare il reddito medio a spese di quello alto, consentendo oltretutto un aumento dei consumi interni. Ovviamente il tutto contornato da una ridistribuzione della spesa.

Ma i mesi che ci separano dalla nuova Amministrazione sono ancora troppi.

Davanti a noi, infatti, incombe ancora la minaccia del “Fiscal cliff”.

L’azione di Bernanke in piena campagna elettorale, rischia sicuramente di irrigidire ancor più le posizioni tra repubblicani e democratici nel trovare un accordo necessario ad evitare il peggio.

Nel frattempo mi auguro, quindi, che non prevalgano le variabili 1 e 3 succitate.

Un’altra riflessione che mi viene spontanea è la seguente:

-Ma Bernanke non poteva proprio aspettare a prendere una decisione simile? L’economia, ma soprattutto la finanza, non erano in grado di reggere i prossimi due mesi?
Su questo dobbiamo senza dubbio interrogarci, in quanto per molti aspetti potremmo anche pensar male, sostenendo che forse, la situazione, è peggiore di quanto sembri, agli occhi dei più esperti, ma che non si trovano nella stanza dei bottoni.
Certo è che la Fed ha giocato una carta importante, forse l’ultima, in un momento che poteva sembrare non del tutto necessario, secondo i dati ufficiali.
L’obiettivo, conosciuto, era quello di rivitalizzare il mercato immobiliare. Questa mossa è senza dubbio la più idonea, ma anche l’ultima e la più pericolosa, in quanto come detto in precedenza, se alla base non vi sarà una politica fiscale credibile, che vada a valorizzare i redditi della classe media, si rivelerà un vero e proprio boomerang nei confronti della Fed e soprattutto del Dollaro.


Come ho detto in precedenza ogni mio ragionamento e interrogativo cerco di supportarlo con il quadro tecnico, al fine di rendermi conto quale sia la variabile che al momento sta prevalendo.
In precedenza ho detto che i mercati, già sono sulla via di anticipare quelli che saranno gli effetti positivi del QE 3, ben più efficace in termini psicologici del QE 2.

Nel grafico riportato sopra possiamo vedere l’indice SP500. In questi giorni le quotazioni hanno superato al rialzo un’importante figura di congestione che dovrebbe dare alla luce un target in corrispondenza del massimo storico situato tra 1560 e 1570. Qualora invece le quotazioni rientrassero prepotentemente sotto il livello di 1425, le variabili avverse prenderebbero prepotentemente la scena e solo a quel punto sarebbero dolori.
Pertanto, ad oggi, credo sia doveroso guardare agli eventi con molta attenzione, un pò di ottimismo, ma anche molta cautela, in quando la figura triangolare ben descritta dal grafico, se violata in una direzione, necessita di una conferma temporale di almeno una settimana.

O forse Bernanke, cerca di arginare questo?
Il grafico descrive la forza dell’indice SP500 nei confronti del Dax. Da oltre un mese possiamo constatare come la perdita dell’indice americano contro il Dax sia stata decisa e tale da perforare marginalmente i minimi di marzo. Se a questo ci mettiamo la svalutazione del Dollaro, questa grande moda di investire in asset Usa non si è rivelata così poi tanto redditizia, rispetto all’aver comprato Dax.
Vorrei sottolineare che gli Stati Uniti sono stati per lungo tempo oggetto di rifugio, dati i problemi in cui si trovava l’Europa.
Da qualche mese, invece, sembra che il Paese viva una fase di deflussi a favore di aree ritenute più appetibili e forse più credibili, se guardiamo alla volontà di sistemare i conti pubblici.
Lo stesso problema sembra presente sui mercati emergenti, ma in tal caso, salvo qualche eccezione, non esiste un problema conti pubblici e carta straccia.

Segnali di perdita di forza si iniziano a vedere anche nei confronti dell’Eurostoxx. I segnali sono ancora più evidenti nel breve se consideriamo anche l’effetto cambio.

Ma guardiamo l’Europa come sta andando e a che punto ci troviamo? Vale la pena di aumentare il rischio o forse è meglio tirare i remi in barca a piccoli passi?

Come spesso già ci hanno abituati, una volta scongiurata la caduta in fondo al precipizio, si ritorna ad esaltare le divergenze all’interno dell’Unione.
In questi giorni si sta discutendo sull’applicazione dell’Unione Bancaria e sul controllo che la Bce dovrebbe svolgere.
La Germania è ferma sulle sue posizioni che vorrebbero un ruolo di controllore della Bce solo per le banche di interesse sistemico, mentre la Francia preme affinché venga esteso sull’intero settore, compresi gli istituti piccoli.
La realtà è che quanto desiderato dalla Francia porterebbe a non fare un bel niente, in quanto la Bce sarebbe  impossibilitata nel controllare effettivamente oltre 6000 banche.
Apparentemente il motivo della discussione sembra banale, ma la realtà è che la Francia sembra aver qualche problema a rinunciare ad una parte di sovranità.
Son convinto che su questo tema ne vedremo delle belle.

Sempre in Europa i prossimi appuntamenti sono accentrati su Grecia e Spagna.

La prima sembra poter beneficiare della disponibilità del Fmi che in questi giorni ha dichiarato che il concedere più tempo potrebbe essere un’ipotesi da considerare, mentre per quanto riguarda la Spagna il mercato s’interroga su quale sarà il momento della richiesta di aiuti.
Intanto Rajoy in questi giorni sembra aver inconsapevolmente stuzzicato il mercato, dichiarandosi meno intenzionato alla richiesta di aiuti, visto come sta rientrando lo spread all’indomani della decisione Bce. Questa francamente mi sembra una partita a poker e speriamo che il mercato non decida di andare a vedere l’avversario.

Il caso Italia invece mi sembra per molti aspetti ben più complesso.

In questi giorni la discussione, oltre che sulla solita politica, si sta accentrando sul caso Fiat. Francamente non ho mai nutrito simpatia per questa azienda dal momento in cui Marchionne ne ha stravolto negativamente la propria natura, sfoderando modelli di macchine uno più brutto dell’altro rispetto alla concorrenza.

Certo è che se andiamo a vedere il costo del lavoro in Italia, il dato è sconcertante, in particolar modo nel momento in cui lo confrontiamo con i paesi periferici, visto che la Germania fa scuola a sé.

Che dire quindi? L’Italia è un Paese sul quale c’è ancora da lavorare tanto. Ricco ma vecchio e sempre più in decadenza.

Per questo vedremo nei prossimi mesi una discussione politica al limite del praticabile, a partire dalle primarie del Pd fino ad arrivare al pericolo numero 1, ossia la discesa in campo del “nonno-nano”, che ora sembra interessato a mangiarsi pure La 7, con i soldi di Ibrahimovic e Tiago Silva.
Se da un lato la finanza e le persone ragionevoli si fidano ciecamente di un governo Monti 2, dall’altro l’opinione pubblica non sembra del tutto convinta, in quanto il tasso di istruzione economica e di coerenza non è prevalente nel nostro Paese.

Ma questi fattori si sa che valgono poco in questi giorni di pazza gioia finanziaria.

La gente, infatti, sarà più attenta a giocare a far soldi velocemente piuttosto che a porsi il quesito di come risollevare le sorti dell’Italia. Ovviamente battendoci prima o poi il muso.

Ma c’è spazio per darsi ancora alla pazza gioia di fare i soldi nel breve?

Vediamo prima di tutto come è messa la nostra borsa:

Quei poco lettori che mi seguono, potranno confermare, come alla rottura di 15350, che rappresentava il punto di resistenza della congestione delle scorse settimane, il target più importante fosse situato a 16750 circa. Nella giornata di venerdì l’indice è arrivato ad un massimo di 16695. E adesso che volete di più?

Tale obiettivo non era altro che un livello di supporto/resistenza di lungo appartenente ad un ciclo ben preciso, iniziato ad ottobre del 2009 e corrispondente al massimo di 24600.

Le possibilità di oltrepassare la soglia di 16750 ci sono, ma la considerazione da fare e senza dubbio la più importante è un’altra.

Da un punto di vista tecnico, e osservando la mia amata teoria di Elliott, qualora il movimento continuasse, ci troveremmo in presenza di un’onda 1, ossia la più pericolosa e la più difficilmente definibile.

La più pericolosa, in quanto l’onda che segue, ossia di correzione, solitamente è fra le più marcate e violente.

La più difficilmente definibile, in quanto non ha elementi di studio.

Detto questo sarei un folle se ad oggi vi dicessi che tutto il brutto è dietro le spalle e che sono nate le condizioni per aumentare il grado di rischio.

Una vocina mi dice ad oggi, che forse è giunto il momento di rallentare la corsa, in modo da trovarsi pronti quando la fase 2 (onda correttiva) busserà alla porta.

In ogni caso se volete aggiornamenti più dettagliati, fate una donazione a questo misero blog e avrete mail attraverso le quali potrete conoscere la mia strategia.



In questo grafico di breve ho voluto disegnare un mini-ciclo di Elliott (ai quali credo meno, ma che comunque non sottovaluto). Possiamo vedere come un obiettivo possa essere situato a circa 18000 dell’indice Ftsemib, qualora la resistenza di lungo di 16750 fosse superata. Tuttavia la formazione del doji, avvenuto nell’ultima seduta mi dice di guardare sempre più con diffidenza la fase finale del movimento, abbassando il grado di rischio medio che generalmente riesco a sopportare.


Anche il Dax non è da meno, visto che stiamo rasentando i massimi del 2011 e avvicinandosi ad una resistenza importante situata a 7550. Inoltre da un punto di vista temporale, la fine del ciclo in corso, prevista ai primi di ottobre è sempre più vicina.

Insomma, non fatevi catapultare dall’irreale. Non siamo difronte alle macchinette del video-poker. Forse qualcuno potrebbe giustamente obiettare, in quanto certe volte sembra di trovarci in mezzo ad una bisca, dove nella maggior parte dei casi è il banco che vince e non voi.

Quindi uno sguardo alla realtà credo sia sempre necessario.

E ricordatevi delle donazioni se non volete perdere la corretta via.

Grazie.

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