MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Basterebbe parlare della colonizzazione delle cave di marmo delle Apuane da parte di Cina e India o del caso non isolato del comune di Boscoreale per fotografare la situazione da Terzo Mondo in cui ormai si trova l’Italia da
molti anni.

I due casi descrivono da una parte, quanto lo Stato sia assente difronte ai veri problemi della gente, mentre dall’altra, quanto sia bugiardo sui dati della disoccupazione ufficiale del Paese.

Assente, perchè uno Stato, come nel caso delle cave di uno dei marmi più pregiati al Mondo, dovrebbe preoccuparsi di garantire la sopravvivenza di quell’artigianato ormai in via di estinzione, impedendo speculazioni che fino ad oggi interessavano (ingiustamente) solo i paesi dell’Africa Centrale.

Bugiardo, perchè se osservo il caso (non isolato) di Boscoreale posso da una parte incazzarmi da contribuente per gli sperperi, mentre dall’altra dovrei rassegnarmi, una volta accertato su come sia inesistente la domanda di lavoro in una buona parte dell’Italia. In sostanza lo Stato tiene a libro paga nella P.A. un numero di persone ben superiore al necessario, alterando fortemente il dato reale occupazionale del Paese. Cosa ne sarebbe quindi se lo Stato procedesse, come dovrebbe, ad una riduzione drastica della spesa corrente?
Semplicemente il caos sociale, in quanto la disoccupazione schizzerebbe ai livelli della Spagna, mentre non oso immaginare la fine che farebbero il nostro Pil e la nostra Inps.

Dopo che abbiamo visto questi due esempi, il primo di quanto sia assente lo Stato ai problemi che toccano gli interessi della gente, il secondo quanto il nostro Pil sia dovuto alla spesa pubblica, più che a una crescita sana e sostenibile, puntiamo gli occhi sulla “colpevole” Spagna che ci fa tanto salire lo spread.

Come ormai sappiamo il paese iberico si trova in forti difficoltà a causa dello scoppio della bolla immobiliare, che sta provocando sofferenze a non finire sul sistema bancario. A questo si somma la perdita di fiducia che sta creando un vero e proprio deposit crunch, che di riflesso si ripercuote sulla sostenibilità del deficit pubblico e del credito in generale.
In queste ore si vocifera sempre più che lo Stato dovrebbe farsi carico di una “bad-bank” utile a ripulire le banche, il che sarebbe una mossa, fra le più sfacciate nei confronti di chi sta subendo la crisi dei nostri giorni. Io dico che se ci fosse un soggetto a doversi far carico di una bad-bank dovrebbe essere la Bce. Punto e basta.

Se da un lato la Spagna sembra adesso il pericolo numero 1, dall’altro non sarei obiettivo se non non segnalassi questo bellissimo articolo scritto da Economy 2050:

Le banche italiane soffrono sempre di più

Leggendo questo articolo ci possiamo rendere conto di come la Spagna si trovi in uno stato più avanzato rispetto a noi. Ciò significa che ad oggi sappiamo già quale sarà il nostro futuro.

L’Italia infatti non ha subito una crisi immobiliare di tali dimensioni, ma presto con le nuove misure sull’Imu e la crisi che incombe, potrebbero innescarsi meccanismi poco incoraggianti.

La soluzione?

Sempre la stessa: Bce indipendente.

La Spagna quindi si trova in una fase più avanzata della crisi, ma non per questo peggiore della nostra.

Ieri allibivo, quando ho letto che il Governo spagnolo vorrebbe portare l’Iva dal 18 al 20 percento per racimolare 10 miliardi scarsi, se va bene.

Allibivo perchè in Italia stiamo facendo la spending review per evitare in qualche modo (ma non sono molto fiducioso) di non arrivare al 23% il prossimo ottobre. Lascio a voi immaginare gli effetti sui consumi nel caso di Iva al 23%.

Questo per dire che mentre la Spagna sembra avere margini di manovra e un sistema più snello del nostro, l’Italia pare che abbia speso tutte le cartucce per conquistare la fiducia dei mercati. 
L’altra mossa inevitabile sarebbe una forte riduzione della spesa, ma sulle conseguenze mi sono già pronunciato in precedenza.

E tutto questo se il resto del Mondo non accenna a starnutire.

Nelle ultime settimane abbiamo potuto verificare un certo rallentamento del quadro generale, con un Pil Usa salito di solo il 2,2 nel primo trimestre 2012.
Interessante e molto chiaro questo articolo de “Il Grande Bluff”: il rapporto di cambio tra Debito e Pil, puntualmente confermato anche da “Il Sole 24 ore” di sabato.

Insomma la crescita Usa non è di entità tale da poter trascinare in un circolo virtuoso i paesi attualmente in difficoltà. 
Piuttosto sarà prevedibile che la nuova amministrazione che si insedierà nel 2013 debba affrontare un piano credibile di rientro del Deficit Federale, con conseguente rallentamento della crescita.

Ma altri eventi importanti prima ci attendono, a partire da domani dove usciranno molti dati su Spagna, Italia e Usa, per non parlare delle elezioni in Grecia e soprattutto in Francia.

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