MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Tra una Grecia e un’Irlanda, tra un giudizio di Moody’s e uno di S&P, i mercati azionari stanno affrontando la settimana delle scadenze relative al primo semestre. Stessa sorte per il valutario e l’obbligazionario.
Le dichiarazioni di Nouriel Roubini rilasciate ieri, secondo il quale l’Ue sta andando avanti in uno stato confusionale che la porterà alla spaccatura del sistema stesso, non fanno più notizia, anche se tutto ciò rappresenta una grande verità.
Questa mattina leggo segnali di raffreddamento dell’inflazione, in Europa, grazie al calo delle materie prime visto nelle settimane scorse, mentre rimane ancora alta la tensione dei prezzi in Cina, anche se in linea con le attese. Mi verrebbe da pensare che i consumi qua iniziano a stentare a differenza di quanto accade nelle aree emergenti, ma non voglio guardare il bicchiere mezzo vuoto, visto che rischierei di passare per “scimunito”.
La realtà tuttavia dipinge cose ben precise:
Usa e mercato immobiliare: secondo gli esperti i prezzi degli immobili dovrebbero continuare a scendere e questo non dovrebbe essere incoraggiante per il sistema del credito. Le case in attesa di essere vendute sono circa 26 milioni a fronte di 35 milioni di disoccupati e di 35 milioni di proprietari che stanno pagando un mutuo superiore al valore della propria abitazione. A questo dobbiamo aggiungere la riduzione dei redditi dei baby boomer che nei prossimi anni andranno in pensione per lasciare il posto ad una classe meno numerosa e meno ricca. Insomma, non proprio uno scenario idilliaco per un mercato immobiliare che per lungo tempo ha guidato il bello e cattivo tempo dell’economia Usa.
Europa: da più parti si legge che i 600 mld del QE2 americano, siano serviti per soddisfare il fabbisogno delle filiali di banche europee. Sembra fantascienza, ma non mi meraviglierei più di tanto se guardiamo ad oggi i problemi legati ai Piigs-Bonds. A parte i soliti problemi che circondano il vecchio continente, mi soffermerei piuttosto sulle capacità di rilancio ,che sull’esito positivo o negativo dei salvataggi. Quanto il Cavaliere vorrebbe dimostrare agli italiani di avere abbassato le tasse? Il fatto che non l’abbia fatto è la conferma che i numeri di bilancio corrono sul filo del rasoio. E in questa situazione ovviamente non c’è solo l’Italia. Se a questo aggiungiamo gli impegni che tutti i paesi Ue si sono presi per stanziare cifre apocalittiche per tappare le falle, mi resta davvero difficile pensare da dove prenderemo le risorse necessarie per stimolare la crescita.
Asia & Emergenti: ci sono ovviamente problematiche e realtà diverse tra di loro. Se guardo all’Asia e in particolare la Cina posso vedere che il debito pubblico non supera il 35% del Pil. La somma del debito pubblico con quello privato sfiora il 150% del Pil contro il 460% del Giappone e il 300% degli Usa. Questi numeri possono aiutare a comprendere chi ha e chi non ha i mezzi per rilanciare la crescita. La Cina ha voluto rallentare la crescita e ci è riuscita, ha voluto raffreddare i prezzi e ci sta riuscendo, vuole continuare a crescere nel tempo e ci riuscirà, fino a rappresentare una parte sempre più importante del sistema economico mondiale. Del resto tra Cina, India e Indonesia superiamo oltre 3 mld di persone. Europa e Usa insieme non arriviamo al 30% di detta popolazione.
Ma i mercati adesso sono indaffarati nell’affrontare i problemi delle scadenze e a scommettere sul salvataggio sì/salvataggio no. Alla prossima.

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Categories: immobiliare

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