MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Il lettore saprà che da tempo ho una certa preferenza ad analizzare l’andamento dei mercati azionari, attraverso la traduzione degli indici non in termini di moneta, bensì in oro in valuta. Ad esempio: per tradurre l’indice SP500 in oro basterà rapportarlo con il prezzo Gold-Spot che viene espresso in dollari, mentre utilizzerò l’etf PHAU (espresso in euro) per analizzare il valore reale di un indice europeo.

Prima di tutto è bene considerare quale sia il valore dell’indice SP500 in oro a partire dagli anni ’70.
Cliccando sul grafico potete ingrandirlo e vedere con che velocità l’indice abbia perduto terreno rispetto all’oro. Siamo ritornati 30 anni indietro. La zona rossa indica la fase di contrazione cronica di lungo periodo dell’indice. Non ci vuole poi tanto a capire che il periodo di contrazione cronica attuale abbia decisamente superato il precedente iniziato a fine anni ’70. Anzi una perdita di valore degli indici azionari, rispetto all’oro, non si è mai protratta così a lungo nella storia.
Non posso quindi fare a meno di domandarmi:

  1. Quanto margine di durata ha ancora l’oro rispetto ai mercati di guadagnare terreno?
  2. Fra i beni reali dove è il rischio maggiore e quello minore? Ho detto beni reali no beni di debito nominali la cui unica espressione è la moneta, frutto delle politiche disperate dei governi e delle banche centrali. L’economia, o meglio, le aziende basate sul sano profitto e su sani princìpi sono altra cosa.
Vista la situazione nel lungo periodo della principale borsa mondiale rispetto all’andamento dell’oro, voglio analizzare più da vicino cosa sta accadendo nel breve, al fine di comprendere se esistono spiragli di inversione.

Qui a fianco possiamo vedere l’andamento dal 2009 dell’indice SP500 tradotto in oro. Vi è una modesta ripresa del mercato azionario, ma non ancora sufficiente per stare tranquilli. Anzi, a massimi dell’indice espresso in dollari non hanno corrisposto nuovi massimi se rapportiamo il tutto con l’oro.
Migliore invece la dinamica del Dax il cui valore reale è frutto del mix oro/euro. Anche i questo caso possiamo osservare la congestione all’interno di un triangolo neutrale. La predisposizione sembra positiva, ma in assenza di una fuoriuscita da detto triangolo è ancora prematuro affermare una tendenza chiara, in termini reali ovviamente.
Cosa posso trarre da questa lettura?

Per molti sembrerà arabo, ma non sarà difficile comprenderne il succo.

La crescita dei mercati azionari in termini reali è stata assai modesta dal 2009 ad oggi, mentre appare verticale se tradotta in termini nominali.
Ci troviamo a dover prendere in esame quindi, se oggi, i mercati possiedano o no i requisiti per accelerare la crescita reale.
Ieri Bernanke ha fatto capire che non farà un QE3, ma che manterrà ancora per un lungo periodo i tassi a zero, elevando, a garanzia del mercato, il tetto di inflazione prefissata.
In altri tempi non molto lontani, la reazione dei mercati sarebbe stata fredda. Ieri no.
Avere tassi bassi e non il QE3, potrebbe significare due parole: crescita e rigore, dove rigore sta a credibilità.
Parlando in termini nominali, oggi il Dax ha superato il massimo di Febbraio. Aumentano così le possibilità di avvicinamento alla resistenza di 8100/8200, mentre le alternative di impiego della liquidità si restringono.

Qualcuno potrà obiettare: ma che senso ha leggere un mercato azionario in termini di oro?

Nel 1971 gli Stati Uniti abolirono la convertibilità del Dollaro in oro, decretando di fatto la morte del sistema aureo e la nascita del sistema fluttuante.

Parole famose di Ben Bernake: “abbiamo le chiavi della macchina per stampare i soldi, e non ci spaventa l’idea di usarle”.

Ciò rappresenta la massima espressione della teoria monetarista, ma sarebbe un errore considerare un’azione al pari della moneta. La storia ci insegna che prima o dopo il gap tra economia reale e oro, viene colmato. Ci apprestiamo ad affrontare pertanto la seconda fase della teoria monetarista, quella nella quale l’inflazione (quando inizierà a galoppare) verrà frenata da una riduzione della spesa pubblica. Sempre la storia ci insegna che in tali periodo il mercato dell’equity ha colmato il gap con l’oro. La storia comunque sarà lunga e cercheremo di seguirla pazientemente insieme.

A proposito di economia reale. Ogni tanto guardatevi un pò di pubblicità su questo blog altirmenti che ci sta a fare?

Categories: Scenari

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