MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Dopo essere venuti in soccorso dei Piigs e dopo aver accettato anche le prime emissioni di Eurobond, la Merkel e Sarkosy, escono allo scoperto, presentando il conto:

NOI VI ABBIAMO AIUTATO!!!

adesso

VOI ADEGUATEVI!!!

A questo dictat, tanto per cominciare, non sono mancati i primi giramenti di pelotas di alcuni paesi.
L’Irlanda dovrebbe rinunciare alle aliquote fiscali societarie attraenti, in un momento non tanto esaltante per la liquidità del paese.
Sia il Belgio, alle prese con una crisi politica e istituzionale senza precedenti, che il Portogallo, tutt’altro che in una situazione economica idilliaca, si sono dichiarati contrari all’abolizione dei rispettivi sistemi di scala mobile salariale.
L’Italia del Berlusca, invece, sembra voler prendere tempo, anche se, sarà difficile, in tempi di Bunga Bunga, affrontare un innalzamento dell’età pensionabile, un aumento delle rendite finanziarie o magari delle tasse di successione, adeguandole alla media europea, proprio come richiesto da Germania e Francia. Le priorità per il nostro paese sono altre: gossip, case a Montecarlo, delitto di Avetrana, scissionismo camuffato da federalismo, magistratura etc etc.
Alla Grecia penso che più di quanto chiesto fino ad oggi non si possa pretendere.
In ogni caso per la fine di Marzo è previsto un vertice per discutere sull’Eurozona, al fine di mettere dei punti fermi che Francia e Germania vogliono a tutti i costi.
Fino a quella data la propensione al rischio di quei mercati dovrebbe rimanere elevata per scendere gradualmente man mano che si arriverà al suo avvicinamento.
A mio parere, l’iniziativa della Merkel e Sarkosy è il frutto dei timori inflazionisti che stanno arrivando sul fronte europeo. I prezzi al consumo al 2,4, infatti sono saliti ben oltre la soglia del 2 programmata dalla Bce, a tal punto che anche Trichet ha manifestato qualche sintomo di preoccupazione, a differenza della volta scorsa.
Chi invece sembra vivere in un altro mondo è Bernanke, il quale ha pensato di inondare di nuova benzina i mercati, non appena questi avrebbero avuto tutte le ragioni per prendersi una fase di riposo. Giovedì, infatti, quando cioè il governatore già sapeva l’esito del giorno dopo in tema di occupazione, ha preferito subito mettere le mani avanti, ribadendo l’obiettivo della Fed nel continuare la politica del QE2 in soccorso della crescita. Questo ha dato modo ai mercati di non pensare minimamente ai problemi, bensì di continuare a calvalcare l’onda della moneta facile.
A supporto di tutto ciò, anche la sorprendente spavalderia con la quale Bernanke, continui a snobbare l’inflazione no-core, ossia quella comprensiva delle componenti più volatili come alimentari ed energia. Questa spavalderia fa ancora più rabbia se abbinata alle ragioni per le quali assistiamo da settimane al caos totale in Egitto e nei paesi più poveri. La politica della Fed pertanto la definirei come una guerra, contro l’altrettanta testardaggine della Cina di non rivalutare lo Yuan.
Personalmente delle parole di Bernanke non mi fido più di tanto. Queste potrebbero essere l’anticamera di una politica contraria a quella promessa, entro tempi più brevi del previsto. La disoccupazione, cosa ormai nota, non si cura con la politica monetaria, bensì, con un’azione strutturale, o leggi a tutela della produzione nazionale (vedi Brasile). Questa volta il governatore della Fed mi è sembrato molto più attento alla necessità di una politica economica, volta al risanamento del deficit, come dire: Obama datti da fare a ridurre il debito, perchè quando aumentaranno i tassi saranno dolori! Per il momento cerco di tranquillizzare i mercati, ma vedi di perseguire l’obiettivo di riduzione del deficit.
Ma ai mercati, ad oggi, qualsiasi cosa si racconti è buona per festeggiare, e questo è segno di poca serenità e serietà.
Del resto gli indici americani presentano una rsi settimanale superiore ai 70 punti, tanto per sottolineare la natura del sentment del momento.
Sono proprio queste fasi che più mi fanno paura, consapevole che sia ancora prematuro ipotizzare inversioni.

Categories: Crisi Euro

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  • Nassim Taleb

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