MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

In tutti i secoli della storia umana, l’uomo ha sempre cercato di rappresentare nell’arte se stesso ed il mondo circostante.
Il fermento socio-culturale, nato dall’industrializzazione e dalle colonizzazione dei paesi africani e asiatici, fanno si che per la prima volta gli artisti sentano l’esigenza di esprimere i propri contenuti esaltando i propri sentimenti, nella libera composizione di linee, forme, colori, senza alcun riferimento alla realtà : nasce così intorno agli anni 1910 l’arte astratta.
Con l’astrattismo c’è la necessità di allontanare ogni riferimento al mondo esterno e quindi vi è la ricerca dell’essenza svincolata dalle componenti formali, conquistando un’ arte libera da ogni condizionamento di esperienza visiva, una estrapolazione di forme dalla riconoscibile immagine del reale, non vi è più alcuna riproduzione del visibile. L’arte non è più il tramite, ma lo specchio interiore dell’artista.
Dato interno alla coscienza fu ritenuto il colore, e in questo vi posero tutta la loro enfasi, ritenendo che riuscisse ad esprimere gli aspetti emotivi e psicologici dell’artista stesso.
I colori primari vengono racchiusi in zone rettangolari o quadrate ed anche le linee, verticali ed orizzontali, vengono caricate di molteplici significati da quelli morali, religiosi e sociali.
Ruolo fondamentale dell’arte astratta, abbiamo detto che è il puro senso del colore, usato in tutta la sua forza ; ma altrettanto fondamentale è l’armonia delle forme.
Le purissime campiture geometriche che si intersecano perfettamente.
Il dipinto astratto non vive in alcun modo della realtà circostante e di conseguenza anche l’impianto spaziale e la prospettiva vengono risolti attraverso l’armonia della forma e del colore.
Grazie ad un processo di semplificazione si arrivò al lirismo purissimo nel quale racchiudere la pittura il colore ed anche segni di progettazione.
Certamente il maggior protagonista dell’arte astratta , è Wassily Kandisky , le cui opere non pretenderanno finalità di riproduzione del visibile, già a partire dal 1910.
Paul Klee, affermò : “il colore ed io siamo la stessa cosa”. A lui infatti si devono riconoscere i numerosi studi sia per la ricerca che per gli esperimenti empirici sul colore e sulle sue interazioni e contrasti.
Nacquero molti movimenti e scuole sull’astrattismo, come per esempio in Germania la Bauhaus , nella quale insegnarono sia Kandisky che Klee, oppure il movimento artistico russo del suprematismo fondato da Kasimir Malevich.
I fermenti della pittura astratta contagiarono anche l’Italia . Manlio Rho, insieme al pittore Mario Radice e agli architetti Giuseppe Terragni e Alberto Sartoris dette origine al gruppo degli “astrattisti comaschi”, fondando poi, nel 1934, la rivista il Quadrante.
A Milano, Carlo Belli, annoverando tra i membri anche Mauro Reggiani, Lucio Fontana, Atanasio Soldati, originò il gruppo ‘Il Milione’
Artisti di grande spessore che raggiunsero fama internazionale. La loro pittura si presentava estremizzata, a volte provocatoria, come accadde per le tele, tagliate o bucate, realizzate da Fontana.
Rispetto all’arte realista, riconoscibile agli occhi dei più, l’arte astratta diventò un’arte d’elitè, rivolta ad un pubblico più colto, per poterla percepire e comprendere.
Questo secondo me è ciò che ha permesso poi l’apparizione di artisti improvvisati, che in realtà hanno fatto passare la loro incapacità di dipingere o disegnare per arte.
Così gli spettatori, il pubblico, non volendo passare certo per “incolto” , ha concordato e dato credito a ciò che gli veniva presentato, avendo timore di dire che in realtà ciò che vedeva era solo una improvvisazione o un banale tentativo di emulazione.
E’ vero che l’arte è tutto ciò che da emozioni, ma a tal proposito mi viene in mente un racconto che mi ha fatto una volta il mio amico.

Un giorno un professore di arte discute a proposito del ritrovamento di un’opera di un’artista milanese del ‘700. La discussione si sposta su cosa si debba intendere come opera d’arte. Il professore sostiene che un’opera d’arte è qualsiasi cosa che da un’emozione all’osservatore e per convincerlo di questo lo invita e lo conduce in un museo di arte moderna. L’opera che colpisce il professore è un wc sistemato a ridosso di una parete su cui è appesa, ad un gancio, una salvietta per le mani.
Il professore spiega dov’è l’arte in quella opera, ma vede che il suo amico non è molto convinto.
I due escono dal museo ed il professore chiede all’amico se avesse compreso ciò che intendeva dire e se avesse più chiaro il vero significato di arte.
L’amico annuisce, ma poi gli rivolge una domanda : “Professore, se come è accaduto per il quadro del pittore milanese del ‘700, tra 300 anni ritrovassero sottoterra, tutte sporche e soprattutto senza la targhetta, una scultura di Michelangelo e l’opera che abbiamo appena visto, i nostri pronipoti sono sicuro che penserebbero che la statua è arte, ma dell’altra cosa direbbero che è ?”
Il professore ci pensò un po’, e poi non poté che rispondere .”probabilmente un cesso”.
E pensandoci mi torna alla mente un vecchio film del grande Totò in “Totò cerca moglie”.
Il principe è nelle vesti di uno scultore. Presenta così all’amico una lastra di marmo intonsa , affermando che invece ritrarrebbe ‘mamma con bambino che piange’. L’amico sorpreso dice di non vedere niente, ne la mamma e neppure il bambino. Totò a quel punto lo apostrofa dandogli di profano, in quanto la mamma non c’era perché era uscita, e per quel motivo il bambino piangeva, e poi anche il bambino le era corso dietro. A quel punto l’amico gli domanda :” ma si può sapere che tipo di arte è la tua?”.
“La mia”, risponde Totò “è arte assenteista, perché nelle mie opere manca sempre qualcuno”.
Io sono del parere che comunque l’acquisto di un’opera d’arte vada acquistata se piace, se da emozioni, sia queste per i colori, sia per le forme, sia per la rappresentazione.
Però nessuno dovrebbe aver timore di esprimere la propria opinione riguardo a ciò che vediamo.
Soltanto attraverso le domande, la conoscenza dell’artista del suo percorso, possiamo capire cosa abbiamo davanti : se un’opera d’arte o semplicemente un bluff.

Categories: arte

2 Responses so far.

  1. Anonymous ha detto:

    La realtà è ci sono una moltitudine di bluff, lasciati a piede libero….<br />Buon fine settimana<br />Veronica

  2. the hawk ha detto:

    Grazie per il tuo articolo

  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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