Se guardo l’indice Dax posso stare tranquillo, se invece guardo l’Eurostoxx affiorano non poche preoccupazioni.
Per non parlare dell’Ibex (indice di Madrid) che negli ultimi giorni ha perforato la media a 200 gg passante a 10500.
Spesso gli indici sintetizzano migliaia di ragionamenti e variabili, che ad occhio nudo potrebbero rivelarsi in contraddizione fra di essi.
In questa situazione la nostra Italia sembra avere qualche carta in più rispetto alla Spagna, sempre secondo gli indici.
Non ci vuole poi tanto a capire le motivazioni per le quali il Dax si stia rivelando uno dei migliori beni rifugio:
Crescita tendenziale superiore al 4%, saggezza professionale, economica e politica, senso di rigore, innovazione tecnologica e affidabilità, sono alcuni elementi che rendono la Germania al top della classifica dei più richiesti dagli investitori.
Di questa situazione l’Italia potrebbe beneficiarne alla luce del proprio tessuto economico, mentre Spagna, Irlanda e Portogallo sono alle prese con problemi ben più seri, legati al settore immobiliare.
Ovviamente l’epicentro di tutti i problemi è situato in Grecia, come ormai sappiamo, la cui salvezza o bancarotta è legata al volere della Germania.
Se applico una delle frasi più famose attribuite a Socrate mi verrebbe da dire: “tanto tuonò che piovve”……………..dovrei quindi prepararmi alla pioggia, visto che di tuoni ne abbiamo sentiti già in abbondanza nelle ultime settimane.
Se invece guardo all’entità del problema rapportato alla totalità del potenziale economico europeo, potrei passare da qualunquista, dicendo che basterebbe una patrimoniale Ue dell’1% per risolvere il tutto.
Nel primo caso avremmo sicuramente qualche gatta da pelare prima di ritornare ad una certa stabilità. Nel secondo invece sfrutteremmo l’occasione per rafforzare politicamente l’Europa, porre solide basi per il futuro della moneta unica e in ultimo redistribuire meglio la ricchezza.
Credo che da qui a Settembre niente di tutto questo accadrà e che la Grecia non farà la fine dell’Argentina, almeno in termini quantitativi. L’Europa ha senza dubbio i mezzi necessari per tenere ancora a galla il problema, se faccio una comparazione con quelli avuti dagli Stati Uniti (Lehman, settore finanziario, immobiliare, disoccupazione, deficit, stati al limite della bancarotta etc.) che ancora non sono scomparsi del tutto. In questo lasso di tempo, la speculazione potrebbe avere terreno fertile, mentre l’Europa lavorerà sicuramente in favore di un’identità politica, economica e sociale più credibile. In caso contrario l’Euro sarà destinato a volatilizzarsi con conseguenze poco felici per il futuro.
Grazie a queste paure, sono stati ottenuti comunque risultati importanti, sotto il profilo economico:
Euro/Dollaro: il cambio è ritornato in quella fascia di maggior tranquillità. Una rottura di 1,50 avrebbe messo in serio imbarazzo la Fed, agli occhi del Mondo. I rischi di un passaggio traumatico da politica espansiva a restrittiva sarebbero stati elevati.
Commodities: grazie alla chiusura delle posizioni corte sul Dollaro, ben supportate dall’aumento dei margini, le materie prime stanno ritornando su valori più umani, attenuando i rischi iperinflattivi. Questo non significa che l’inflazione sia sotto controllo, ma che vi sono buone probabilità in favore di un atteggiamento sempre amichevole delle banche centrali nei confronti dell’equity. Il calo delle materie prime inoltre, rende ancora più credibili le politiche monetarie restrittive dei paesi emergenti, i quali potranno allentare a proprio piacimento, le briglie del credito, favorendo così un tasso di crescita idoneo alle esigenze sociali interne.
Se guardo, infatti, all’andamento delle materie prime legate alla crescita (rame, nickel, zinco e alluminio), mi verrebbe da pensare che in Cina ed India ci sono già le condizioni per passare da una politica restrittiva ad una più morbida. I mercati azionari quindi potrebbero per primi anticipare tale cambiamento. Le materie prime rifugio invece, nonostante le correzioni dei giorni scorsi, si trovano sempre sul piede di guerra, quasi a confermare che il livello di allarme è sempre alto e che la propensione al rischio non è in salita.
Nel complesso i mercati azionari si trovano in una fase priva di tendenza, fatta eccezione per le borse legate al settore delle risorse di base. Qualche segnale di allarme è presente sull’Eurostoxx, mentre pesante rimane tutt’oggi la situazione in Giappone.
Per l’indice Dax primi segnali di cedimento potrebbero arrivare alla rottura di 7170.
Mercato da evitare: Spagna.
Fase globale mercati: congestione con perdita di forza.
Vi ricordo inoltre che questo blog non vive d’aria. Per i più taccagni ho introdotto Google Adsense, mentre per coloro che mi vogliono bene e apprezzano il mio lavoro c’è sempre Pay Pal per una donazione. Grazie a tutti e buon proseguimento.
Ottimo articolo,sintetico e chiaro<br />Michele<br />(ho scelto google adsense,le carte non le uso per principio)