MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Come possiamo vedere, in Europa, stiamo andando verso la quasi totalità di rendimenti negativi, sia sulle brevi scadenze che su quelle lunghe.

 

Stessa cosa in Giappone, dove per il momento rimangono poco sopra lo zero i tassi a 30 anni.

 

Unica eccezione, fra i G-7 sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che ancora mantengono tassi positivi, in particolare sulle scadenze brevi, a causa di politiche monetarie meno espansive.

Viene pertanto da pensare quale potrebbe essere il valore del Dollaro o della Sterlina se i tassi iniziassero a convergere tra di loro, come del resto la storia ci ha insegnato. La Sterlina dal canto suo, sta perdendo la fiducia del mercato, per le ragioni legate alla Brexit (altro punto interrogativo sulle future politiche monetarie).

 

Impensabile infatti, che tra Europa e Usa vi siano oltre 2 punti di differenza (strutturali e sostenibili) in presenza di un’inflazione quasi allineata fra i due.

 

Con molta probabilità, quando i mercati inizieranno ad accorgersi di una convergenza tra tassi Usa ed Ue, venderanno dollari per coprire le posizioni al ribasso sull’Euro, con tutti gli effetti che ne deriveranno sul biglietto verde.

 

Da qui possiamo quindi capire la prudenza di Powell, nell’usare parole troppo morbide riguardo alla politica monetaria futura della Fed, onde non indebolire il cambio.

Benché a parole sembri tutta un’altra storia, fino ad oggi, il dollaro forte ha rappresentato un’efficace calamita per attirare investimenti dall’estero, che hanno per il momento compensato gli effetti del QTT mediante il quale la Fed ha ridotto di circa 1 trilione gli attivi.

 

Quando la Fed convergerà velocemente verso i tassi europei, con molta probabilità dovrà far seguire un nuovo QE in grado di finanziare il deficit Usa che ad oggi presenta un livello approssimativo del 5% sul Pil. A quel punto sarà molto difficile credere ad un dollaro in grado di difendere posizioni.

 

Piuttosto è probabile che assisteremo ad un Dollaro molto debole strutturalmente parlando, mentre le aree, al momento più trascurate (Europa in primis) torneranno a rivedere la luce sotto il profilo degli investimenti.

 

Per quanto riguarda i tassi negativi, il paese che ad oggi presenta i rendimenti più bassi è la Svizzera, dove 100 Frsv in un anno sono destinati a diventare matematicamente 99. Le banche, pertanto, sono obbligate a reinvestire la liquidità in eccesso presso la banca centrale, sostenendo un costo non indifferente che inevitabilmente è destinato ad essere scaricato sulla clientela finale.

 

Qui riportiamo un articolo di appena un mese fa che deve far riflettere su quali siano gli effetti in corso dei tassi negativi:

 

ZURIGO – Da novembre, UBS introdurrà tassi negativi dello 0,75% sui conti di persone fisiche che dispongono di liquidità pari o superiori a 2 milioni di franchi. Lo ha indicato la grande banca, confermando un’informazione del Financial Times. UBS non intende invece ripercuotere i tassi negativi sui piccoli risparmiatori, ha precisato il gruppo.

 

«Le condizioni sui mercati monetari e dei capitali sono sempre più difficili. I tassi di interesse sono più bassi del previsto e ancora negativi», ha spiegato il numero uno bancario elvetico, il quale si attende che il periodo di allentamento monetario prosegua.

 

UBS, al pari di altre banche, deve pagare un tasso per gli averi che deposita presso la Banca nazionale svizzera (BNS). Gli averi a vista sono tassati dello 0,75% da parte dell’istituto di emissione monetaria.

 

UBS non è peraltro la sola banca a far pagare i suoi clienti più ricchi per i loro depositi. Anche il gruppo Julius Bär e la Banca cantonale grigionese applicano tassi negativi per determinati clienti.

 

E’ chiaro che lo scenario attuale spinge molti risparmiatori ad avere conti in Dollari, anziché in Frsv o in Euro, ma fino a quando? Nel momento in cui anche i tassi Usa convergeranno verso lo zero, la moneta per i grossi capitali rappresenterà un grosso problema, con la necessità di trovare forme alternative di mezzi di scambio.

 

In realtà è molto tempo che la moneta ha perduto la capacità di tutelare il valore reale, se pensiamo a quanto fatto dall’oro nel corso degli ultimi 20 anni, la cui performance non ha uguali, nemmeno con l’indice SP500. Dal 1998 ad oggi, infatti, la performance dell’oro è stata pressoché doppia rispetto all’indice americano.

 

In sostanza, l’obiettivo delle banche centrali è quello di svalutare i debiti monster, attraverso l’emissione di nuova moneta, indipendentemente se c’è o non c’è inflazione.

 

L’importante è che i tassi reali siano largamente negativi, come del resto lo sono da tempo.

 

Paesi come l’Italia ad esempio, in questo contesto non hanno visto crescere più di tanto il proprio debito, il cui costo è destinato a scendere a vista d’occhio. Basti pensare che tre anni di tassi a zero come quelli attuali porteranno un risparmio strutturale di oltre 30 mld per il nostro paese, innescando addirittura un circolo virtuoso anche sul nostro debito, figuriamoci per i paesi che hanno conti più in ordine.

 

Tassi a zero, invece, come abbiamo visto, porteranno non pochi problemi al sistema bancario, il quale sarà costretto ad applicare rendimenti negativi con tutto ciò che ne deriverà in termini di raccolta, di credito e di margini.

 

Una vera fuga dalla liquidità.

 

Prendiamo il caso ad esempio di Apple che ad oggi presenta un cash di oltre 100 mld di dollari. Che fare? Tenerli cash rischiando di avere sempre meno, o correre ai ripari mediante investimenti, buy back e cercare altri mezzi di scambio?

 

Ovviamente queste sono provocazioni, amplificate, ma sulla base dello scenario che ci attende.

 

Addirittura i mercati in questi giorni, sembrano andare oltre, se guardiamo ai rendimenti a lungo termine e questo nel breve potrebbe essere un buon motivo per rimanere delusi a fronte delle misure che verranno prese dalla Fed e dalla Bce nei prossimi giorni. Ciò tuttavia non sposta di una virgola lo scenario al quale siamo destinati in ottica di lungo termine, ossia tassi reali sempre più negativi.

 

In questo contesto di mega-trend, come diciamo da tempo le priorità di investimento o meglio di difesa del patrimonio sono in ordine:

 

ORO

Mezzo di scambio utilizzato da oltre 5000 anni

 

AZIONI –IMMOBILI

Beni essenziali che difendono dalla perdita di potere di acquisto della moneta

 

BOND-CASH

I mezzi meno idonei per difendersi dalla svalutazione

Categories: Miscellanea

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