MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Dal 25 al 29 gennaio, un esercito di piccoli investitori ha spedito le azioni di GameStop Corp. fino a guadagnare il 500% facendone salire alle stelle anche molti altri. In tre giorni, molte di queste azioni hanno guadagnato più di quanto gli altri titoli abbiano fatto nel corso di dieci anni. Gli hedge fund dall’altra parte con le loro scommesse ribassiste su detti titoli hanno perso miliardi .

 

Questo movimento è il culmine di quasi cinquant’anni di democratizzazione dei mercati, avviata nientemeno che dal defunto fondatore del gruppo Vanguard, Jack Bogle, grazie al quale fu introdotto il primo fondo indicizzato, attraverso il quale molti nuovi investitori poterono affacciarsi al mercato con costi molto più bassi rispetto a quelli applicati dai broker di allora. In pratica fu il primo passo verso una maggiore pluralità di investitori fino ad arrivare ai giorni nostri, dove molti trader ormai scambiano azioni senza pagare commissioni. Prima di Vanguard il mondo finanziario era riservato a pochi addetti e spesso i costi di intermediazione arrivavano a superare anche la soglia del 5%.

 

Gli investitori dilettanti hanno sempre avuto alcuni vantaggi rispetto ai professionisti: per esempio, possono investire a lungo termine e ignorare il breve termine, dal momento che non possono essere licenziati per prestazioni inferiori alla media e non hanno clienti che danno loro soldi ai quali devono rendere conto.

Dalla loro parte, invece, gli investitori professionali, avevano grandi masse, con le quali poter incidere sensibilmente sulla dinamica dei trend, beneficiando successivamente di molti investitori fai da te che inevitabilmente si accodavano per cavalcare il trend. Pensiamo ad esempio ad un Warren Buffett che dopo aver bene accumulato un titolo, va in televisione ad annunciare la sua scelta. E’ chiaro che in questo caso, il Warren Buffett di turno non farà il benché minimo sforzo per vedere schizzare le azioni acquistate ben al di sopra del suo prezzo di entrata.

 

Ora, tuttavia, anche i trader dilettanti stanno affermando quei vantaggi fino a pochi giorni fa riservati ai grandi investitori, comunicando istantaneamente per unirsi a migliaia, forse milioni, e acquistare o vendere in massa e oltretutto senza commissioni.

 

In questi giorni per esempio, migliaia di partecipanti al forum WallStreetBets , hanno guidato uno sciame di singoli trader dilettanti ad acquistare azioni, contro le quali gli hedge fund e altri fondi istituzionali scommettevano al ribasso.

Muovendosi in sincronia e in massa, tali trader possono far crescere o diminuire un titolo anche se ogni trader impegna solo pochi dollari. I professionisti, invece, sono legalmente limitati e devono sostenere costi di intermediazione molto più elevati.

 

Queste nuove folle di trader dilettanti assomigliano a sciami di uccelli che spesso si uniscono in natura, cambiando direzione rapidamente e in modo coordinato.

 

Molti l’hanno ribattezzata la manipolazione dei milennial, dove il trader tipico è un ragazzotto di 19 anni a carico della mamma, che se ne sta nel suo scantinato in preda alla noia del lockdown, a smanettare davanti al monitor su quelle azioni citate sui social. In realtà il fenomeno è un po’ più complesso. La “democratizzazione” degli investitori, avvenuta dall’abbattimento dei costi, ha spinto migliaia di persone a dedicarsi anche con una minima fetta del proprio patrimonio a tentare l’avventura, unendosi allo sciame del quale parlavamo. Da qui è nata una potenza di fuoco, paragonabile ad una serie innumerevole di hedge fund.

 

In questi giorni mi è capitato di leggere molti esperti del settore predicare nuove regole, per limitare la potenzia dei social, come se la finanza fosse un qualcosa di riservato ad una èlite. La regolamentazione è una premessa necessaria per rendere un mercato altamente efficiente, ma ho più di un dubbio sul fatto che il vero problema siano i social e i piccoli traders. Una più alta pluralità, infatti è un passo verso una maggiore efficienza dei mercati, mentre per decenni, l’establishment ha predicato la concentrazione dei partecipanti, fino al punto che 5 o 6 case di investimento possiedono oltre l’80% del mercato, con tutto quello che ne è derivato in termini di manipolazione e volatilità. La crisi subprime infatti potrebbe essere l’esempio massimo, su cosa significhi concentrare il mercato in pochi soggetti.

 

Più che di manipolazione dei millennial o di nuovi regolamenti da imporre sui social (per quello la Cina potrebbe insegnarci bene e con essa Putin o Erdogan), dovremmo domandarci come può un titolo essere shortato per un numero di azioni pari al 135% di quelle esistenti, come era per il caso di GameStop.

Quando si presentano certe anomalie è chiaro che basta uno sciame di trader per rimettere ordine ad un qualcosa di anomalo. Con molta probabilità, se gli hedge non avessero a suo tempo venduto per un numero superiore a quelle esistenti le azioni di GameStop sicuramente staremo qui a parlare di altro.

Inoltre, mentre molti piccoli trader una volta chiuso le operazioni pagheranno la tassa sul capital gain in caso di guadagno, la gran parte degli hedge fund (la cui leva finanziaria è in molti casi 100 volte maggiore il proprio patrimonio) ha regimi di tassazione pressoché inesistenti, essendo di legislazione off-shore. E il bello è che si vorrebbe regolare il tutto per consentire loro di continuare a fare questi porcai?

 

Ovviamente non voglio annoiarvi con il caso di GameStop, ma quanto verificatosi lo considero un passo verso una maggiore efficienza di mercato e niente più. Oltretutto è la conferma di quanto sia indispensabile avvalersi di un’analisi indipendente.

 

Nei prossimi giorni, i media continueranno a parlare di questo caso, mentre i mercati saranno ancora più vigili, con molti hedge fund che saranno costretti a diminuire l’esposizione al rischio, chiudendo pertanto operazioni long/short. Le perdite subite in questi giorni porteranno ad un ridimensionamento del ruolo di queste istituzioni o almeno per quelle che si sono dimostrate poco preparate.

In pratica stiamo assistendo ad una salutare selezione di mercato nella quale anche i piccoli trader non sono esenti. Dovrà essere il mercato, infatti, a dare l’ultima sentenza e non certo un intervento mirato a limitare la libertà, che finirebbe oltretutto per recare un danno maggiore nel lungo termine, sia in termini di efficienza che di credibilità dei mercati finanziari.

Intanto notizia di pochi giorni fa, l’hedge fund Melvin Capital che gestiva circa 12 mld ha registrato una perdita del 53% in gennaio. Chissà gli altri, visto che questo hedge era fra i più accreditati.

Categories: Miscellanea

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