MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

FTSEMIB

La predisposizione del mercato, se guardiamo la configurazione delle medie mobili è ancora rialzista, sottolineando un importante supporto tra 20500 e 20000. Tuttavia se guardiamo la situazione del quadrante di Gann di breve possiamo accertare la rottura di quota 21200/21300 a conferma di un chiaro arresto del trend degli ultimi quattro mesi. Oltre a ciò dobbiamo prendere atto anche della rottura dei 21000, che porta tale indice all’interno di un quadrante ancora più negativo. La principale resistenza di breve periodo la possiamo indicare a quota 21520.

Il quadro della forza comparativa nei confronti del Dax è peggiorato decisamente, confermando la necessità di sottopesare questo mercato.

Un brusco peggioramento viene registrato anche in termini di indicatori, i quali si sono portati in territorio negativo. La direzionalità di brevissimo rimane su livelli alti. Mercato quindi poco attraente.

Sul grafico settimanale invece, possiamo osservare come l’indice sia rientrato sotto il quadro delle medie di lungo periodo, grazie alla rottura di 21500 e 21000, con perdita di forza relativa. Questo segnale inoltre viene contornato da una conferma di diminuzione di direzionalità di lungo periodo. In sostanza sembrano allontanarsi prospettive in favore di una prosecuzione del rialzo. Il supporto di 20500/20000 viene sottolineato oltretutto dalla media a 21 settimane. Questo dovrebbe favorire la possibilità di una congestione tra 21500 e 20000 nelle prossime settimane. 

Indice DAX

Il Dax rientra pericolosamente sotto la trendline rossa, passante a 12160. Notevole, come il rialzo si sia arrestato sul 62,5% del ritracciamento del ribasso iniziato nel 2018. La permanenza sotto 12160/12200 dovrebbe predisporre l’indice verso una rottura del più importante supporto situato a 11940. Questo livello infatti oltre a rappresentare il 50% di ritracciamento del trend ribassista, coincide con la fan-line 1×2 (linea verde). Solo una rottura quindi di 11940 darebbe luogo ad un aumento dei venditori, in favore di un target di breve compreso tra 11620 e 11480. Questo scenario, anche se improbabile nel brevissimo, non può essere sottovalutato. Il mercato vede ancora il bicchiere mezzo pieno, speranzoso che prima o poi Usa e Cina troveranno un’intesa, utile a premiare anche il mercato tedesco. La direzionalità di breve sta diminendo, allontanando almeno per il momento le probabilità di rottura di 11940 (indicatori ancora in territorio rialzista). Nella settimana scorsa ci ha particolamente impressionato il costo di protezione (prezzi put), segno che qualche rischio all’orizzonte non è affatto trascurabile.

Nel grafico settimanale possiamo osservare chiaramente come l’indice sia rientrato sotto la media di lunghissimo periodo, mentre la direzionalità settimanale converge con quella di breve, ossia in chiara diminuzione. La resistenza può essere indicata in area 12320, mentre si conferma il supporto di 11940, che fra le altre cose ha coinciso con il minimo della settimana scorsa (11957).

Indice CAC

Al contrario dell’indice Dax il Cac ha subito una violenta correzione che ha evidenziato ancora una volta la robustezza della resistenza di lunghissimo periodo posta tra 5600 e 5450. La correzione ha intaccato due fan-line ribassiste del ciclo di medio di Gann, fino a violare persino la linea 1×2 (verde) del ciclo rialzista di lunghissimo periodo. Il quadro delle medie rimane ancora rialzista, confermando in quota 5200 il supporto principale, ma sembrano allontanarsi seriamente le possibilità di un ritorno sopra 5500.

Mentre la direzionalità di breve periodo rimane alta, peggiora sensibilmente il quadro degli indicatori e la forza comparativa nei confronti del Dax.

Indice SP500

L’inclinazione rialzista di questo indice rimane ancora troppo sostenuta. Nella scorsa settimana la correzione si è presentata proprio in prossimità del precedente massimo, confermando l’ipotesi di un movimento laterale di lunghissimo periodo, che vedrebbe in quota 2200/2300 il punto di minimo. Al momento il ribasso ha intaccato il primo supporto di 2878, che costituiva il 12,5% del rialzo conseguito da inizio anno. Gli step successivi sono indicati a 2800/2730 e 2650 (più importante). Il quadro delle medie mobili rimane ancora rialzista, confermando in quota 2920 la resistenza. Questo livello coincide oltretutto con l’obiettivo rialzista di lungo termine. La direzioanlità si trova su livelli elevati (alta volatilità), mentre gli indicatori hanno subito un peggioramento pur rimanendo ancora in territorio rialzista. Come vedremo successivamente, la borsa americana è quella ad aver subito in misura minore dalla guerra commerciale. Doveroso sottolineare comunque, una perdita di forza comparativa.

Indice NASDAQ COMP

Interessante osservare come il Nasdaq Composite abbia corretto in prossimità della resistenza indicata dal quadrante di Gann di lungo periodo. La correzione oltretutto, ha provocato una rottura della linea 4×1 del ciclo di lunghissimo periodo, la quale era situata a 8000. Segnali di ripresa del trend sarebbero da mettere in conto solo in presenza di un ritorno sopra area 8060 punti. Supporti importanti sono da considerare in area 7690/7445 e 7180. Da un punto di vista di forza comparativa osserviamo un modesto peggioramento nei confronti dell’indice SP500. Questo dovrebbe dar luogo ad una sottoperformance nel breve. Ancora prematuro parlare di un’inversione di forza comparativa ribassista strutturale nei confronti dell’indice dei 500 titoli Usa. Quando ciò si verificherà sarà lecito considerare entrato il mercato orso. Tale scenario appare ancora lontano.

NIKKEI

Da settimane abbiamo considerato questo indice come quello maggiormente a rischio, in quanto la forza comparativa non era favorevole. Il rialzo, come per il Dax ha raggiunto esattamente il 62,5 del ritracciamento del ribasso di medio periodo, ma il supporto che per il Dax coincide a 11940 è già stato perforato a quota 21690. Se guardiamo al lungo periodo possiamo constatare la rottura di un importante quadrante che dovrebbe proiettare l’indice verso l’obiettivo dei 20000 punti. Chissà se la Boj aumenterà ulteriormente il peso nei confronti di questo indice per arginare i venditori? La resistenza è da considerare in quota 22100.

CINA

Questo indice è fra i peggiori del contesto mondiale, in quanto è bastata una settimana per assistere alla rottura in grande stile delle medie più importanti, le quali tuttavia rimangono ancora in configurazione tale da richiamare forti rimbalzi. Attualmente l’indice cinese può essere considerato quello con la maggiore volatilità. Interessante notare come il movimento violento sia iniziato dopo una prima rottura della linea di Gann a quota 114 (etf FXC). Ciò ha provocato una rottura della media a 89 giorni a quota 109 e del supporto di 107 punti. Addirittura è stata intaccata la media a 200 gg passante per quota 105,50. In assenza di un recupero immediato di tale media è ipotizzabile un’accelerazione in favore di una rottura della fann-line più importante posta a quota 100 euro. La permanenza sotto 109 favorisce un rafforzamento delle probabilità di inversione. Opportunità Cina? Proprio no grazie.

USDJPY

Questo cross rimane ad oggi il miglior termometro per misurare l’avversione al rischio. Una sua discesa indica maggior risk-off e viceversa. In questi giorni abbiamo assistito ad una rottura ben confermata dalla media a 89 giorni, del supporto posto a 110,60, sul quale muoveva la fann-line ribassista del ciclo di medio periodo. Tale scenario pone seri rischi di un avvitamento verso l’obiettivo di quota 105. La direzionalità, in una settimana, è passata da un record negativo di 10 a 24. Questo rappresenta un allarme non trascurabile in favore di un avvitamento.  

Da quando sono stati introdotti i primi dazi

Quando gli Usa hanno introdotto i primi dazi era il gennaio 2018 ed essi riguardavano solo 10 mld di beni. Ad oggi siamo arrivati a circa 200 mld e forse arriveremo nei prossimi mesi a 550 mld, nonostante il ping pong di trattative con la Cina. Non sembra quindi un caso l’andamento dei mercati finanziari iniziato dal gennaio 2018. Essi sembrano aver prezzato gli effetti immediati di tali provvedimenti, senza tuttavia considerare quelli di lungo termine, in quanto troppo incerti. Ad esempio, secondo studi di ricerca ufficiali, fino a che tali dazi non superavano il 10% i produttori hanno preferito ridurre i propri margini per non perdere quote di mercato. Adesso che verranno applicate tariffe del 25% è prevedibile che a farne le spese saranno principalmente i consumatori, con ripercussioni in termini di domanda e inflazione, anche se questo sarà un capitolo tutto da esplorare.

Dal grafico possiamo osservare come la Korea (-20,76%), in termini di mercato azionario, sia stato il paese che maggiormente ha subito l’entrata dei dazi, seguite di pari passo da Cina e Germania (-9%), il cui andamento è stato pressoché identico. Le uniche borse che si sono rivelate immuni da ciò sono state quella americana (+3,42%) e quella brasiliana (+1,42%).

Categories: Miscellanea

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