MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Volutamente, in questi giorni, non ho parlato assolutamente della tragedia di Genova, in quanto ci sono dei momenti in cui il silenzio è d’obbligo. Inutili e alquanto inopportuni ho trovato i passaparola via Facebook che invitavano a cambiare l’immagine del profilo, sostituendolo con il disegno  delle tifoserie che univano le due estremità del ponte rimasto in piedi. Anzi a dire il vero, tali passaparola li ritengo macabri e cinici, in quanto la gente non perde veramente occasione per rinfrescare i propri follower e risaltare il proprio ego da social. Tutti gli eventi, tristi o meno, sembrano rappresentare occasioni per lanciare delle mode, riducendole ad un inutile buonismo per poi essere sopraffatte e dimenticate da altri che ne arriveranno.

 

Detto questo, ciò che è accaduto a Genova, era solo questione di tempo, ed è frutto di un Paese che per troppo tempo è stato spolpato fino all’osso.

 

A mente fredda e ribadisco fredda, la decisione del Governo di avviare la procedura di ritiro della concessione ad Autostrade la trovo doverosa e soprattutto saggia, nonostante che nell’immediato l’avessi giudicata frettolosa e dilettantesca.

Altrettanto condivisibile ho trovato la volontà di non pagare penali che ricadrebbero sulla testa dei contribuenti, alla faccia del rispetto del diritto privato.

Qualcuno, durante qualche scambio di opinione, mi ha fatto notare che tale atteggiamento andrebbe contro il principio della tutela del diritto costituzionale e privato. Dopo aver elaborato il tutto per qualche giorno, sono arrivato alla conclusione che se c’è qualcosa che necessita di essere tutelato è la sicurezza, ma soprattutto la fiducia del cittadino, piuttosto che contratti che si travestono sotto forma di diritto privato, ma che in realtà sono delle vere associazioni a delinquere. In poche parole, un contratto così in malafede, fossi un giudice con le palle, lo dichiarerei nullo.

 

Sfido chiunque ad affidare una gestione di un’attività ad un privato, promettendogli oltretutto che

anche in caso di inadempienze gravi, potrete togliergli il tutto ma solo al prezzo degli utili futuri ipotetici per i prossimi 30 anni.

 

Qualcuno ha avanzato anche l’osservazione che lo Stato avrebbe dovuto vigilare e intervenire qualora ci fossero state strutture a rischio.

 

Per essere precisi, secondo il diritto privato, al gestore o concessionario è fatto carico l’onere di conservare al meglio le strutture affidategli. In particolar modo se queste influiscono direttamente sulla sicurezza del cittadino.

Che il problema del controllo fosse ben presente lo possiamo intuire dal fatto che nel 2013 fu introdotta l’Autorità della Regolamentazione Trasporti, una figura super partes, Tuttavia, per non pesare troppo su Autostrade, anzi a dire il vero, non pesare proprio per niente, tale compito fu limitato solo per le nuove concessioni e non su quelle precedentemente in essere.

Ancora mi domando chi sia stato quel politico che ha permesso di partorire un contratto così sbilanciato, dove i rischi ricadevano totalmente sullo Stato e quindi sul contribuente. Per dare a Cesare quel che  è di Cesare si trattava del Governo D’Alema, mentre al ministero dei Trasporti vi era Treu il cui successore fu niente po’ po’ di meno che Pier Luigi Bersani.

 

Nel frattempo, (mentre D’Alema da una vita più stressante come quella politica era passato, fra una gita in barca e l’altra, alla cura dei propri vigneti) Autostrade, anziché investire nella miglioria e manutenzione della rete autostradale gestita, come avrebbe dovuto fare secondo contratto, ha preferito lanciare addirittura un’Opa su Abertis per la modica cifra di 14 mld circa. Si proprio Abertis che fino a maggio 2018 vedeva nel suo CdA il sacrestano Enrico Letta. Avrà mica avuto voce in capitolo, in merito all’operazione, oppure tutto è lasciato al caso?

 

Tutto ciò dovrebbe almeno servire a capire in che mani siamo stati da 30 anni a questa parte e come il Paese sia stato chiaramente derubato da un politica infame, molto più attenta ad arricchire le proprie generazioni future piuttosto che preoccuparsi dell’interesse collettivo.

 

Qui siamo andati in un terreno nel quale la tutela del diritto privato ha veramente poco da condividere. Casomai, se c’è una giustizia da applicare è proprio quella di ridare agli italiani la ricchezza perduta e quei diritti sottratti con così tanta sfacciataggine.

 

Potrei iniziare a parlare di “diritti rubati” al sistema pensionistico, della privatizzazione Telecom & co.  ma mi fermo qua.

 

Scusate lo sfogo

 

Categories: Miscellanea

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