MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Nei primi tre mesi dell’anno, l’economia americana è cresciuta solo dello 0,7% . E’ il dato più basso degli ultimi tre anni, sotto le attese degli analisti, condizionato in negativo dallo stallo dei consumi .

La frenata complica i piani del neo presidente, proprio nel giorno in cui festeggia il traguardo dei 100 giorni alla Casa Bianca. Trump, aveva promesso di portare la crescita al 3%, ma questo dato è un “tuffo nella realtà”.

Anche se la fiducia degli americani nell’economia resta alta. Mi domando quali americani? Forse quel 50% che vive al di sotto o ai confini della soglia di povertà? O forse chi gestice le fuck news?

 

Nelle ultime settimane ci siamo focalizzati sulla situazione globale, analizzando in modo quasi maniacale i dati a nostra disposizione. Sia Cina che USA.

 

Adesso scopriamo che i consumi languono?

Il tutto rientra in una logica matematica che abbraccia molti campi, quali il debito pubblico, il leverage ormai raggiunto dai consumatori (ritornato ai livelli del 2007) e una cannibalizzazione del modello capitalistico distorto al quale gli Usa ci hanno portato da 30 anni a questa parte, i cui effetti saranno sempre più devastanti per la collettività.

 

Lo chiamano libero mercato? Questo capitalismo non è tanto diverso dal sistema sovietico, imploso clamorosamente alla fine degli anni ’80.

 

Un sistema di libero mercato non vede un intervento statale, bensì si regge su un equilibrio tra domanda e offerta, dove salari e produttività sono alla base di tutto.

 

Da troppo tempo viviamo un modello nel quale lo Stato, asseconda l’avidità delle multinazionali che in nome del profitto, hanno creato una disfunzione che sistematicamente viene colmata dall’assistenzialismo, facendo impennare sempre più la traiettoria del debito pubblico e di quello privato, là dove la spesa pubblica non può arrivare.

 

Un sistema liberale, darebbe risultati ben più concreti e in grado di reggere senza l’intervento esterno, in quanto le stesse multinazionali sarebbero costrette ad alzare i salari reali onde evitare di riempire inutilmente i loro magazzini, rischiando poi il fallimento.

 

Nel sistema americano invece succede che una Wall Mart o una Mc Donald’s possono sottopagare un lavoratore, riuscendogli a vendere i propri prodotti (anche con i buoni statali o food paper). Tanto lo Stato interviene nella misura in cui lo stipendio non arriva a soddifare il fabbisogno di vita minimo.

Un sistema liberale, quantomeno spingerebbe il lavoratore a rivendicare il suo diritto ad essere pagato per la sua manodopera reale e là dove non riuscisse nell’intento, sarebbe il libero mercato a riequilibrare il tutto, costringendo le aziende ad abbassare i prezzi, onde evitare di trovarsi tutta la merce invenduta (si chiama salvaguardia del potere di acquisto).

 

La crisi del 2008 poteva essere l’occasione per rivedere il modello eonomico e invece abbiamo assistito al solito lampo di genio dettato dalle teorie keynesiane ossia:

 

Spesa pubblca alle stelle, aumento esponenziale del debito e sovvenzione da parte delle banche centrali alla parte marcia del sistema.

Esplosione debito pubblico da Reagan in poi. La deregulation e soprattutto gli stimoli selvaggi fiscali, alla base di tutto. Ovviamente anche le guerre hanno il suo peso, ma sono il frutto del fallimento della politica interna.

 

A distanza di 10 anni o quasi ci troviamo in una situazione assai peggiore:

 

  • Il debito pubblico è cresciuto di quasi l’80 percento.
  • La spesa pubblica è divenuta sempre più assistenziale e meno strutturale.
  • Il livello di debito privato è ritornato ai massimi e qualitativamente peggiore.
  • Le aziende hanno alzato in modo esasperato i propri margini a spese di salari che hanno visto una crescita reale irrisoria.
  • Concentrazione di ricchezza sempre più alta.

 

Detto questo più che di sogno dovremmo parlare di incubo americano.

 

Ben venga che le banche centrali non abbiano più munizioni:

 

forse sarebbe il male minore se le banche centrali (la Fed non è stata nemmeno profeta nel brevedere un calo dei consumi) si trovassero in una trappola di liquidità dalla quale non poter uscire, visto che hanno contribuito a prolungare le storture del modello economico attuale.

Il sistema per come lo vediamo oggi è insostenibile, mentre la politica di Trump (riduzione delle tasse e deregulation) è la stessa che negli ultimi 30 anni ci ha portato a questi risultati. La sua attuazione non farebbe altro che ampliare la disparità accelerandone il processo di autodistruzione che prima o dopo sarà inevitabile. La spesa, anche se in diminuzione, sarà sempre più concentrata sulla parte assistenziale a svantaggio di quella strutturale e così via………… America First.

Qui possiamo osservare come la volatilità dei mercati sia aumentata dal 1980 in poi, ossia da quando il debito pubblico è esploso fino a sfiorare i massimi dell’immediato dopo guerra. Al contrario, gli anni in cui il debito pubblico ha visto un rientro virtuoso sono stati anche quelli in cui abbiamo assistito ad una stabilizzazione dei mercati, accompagnata da una maggior distribuzione di ricchezza e salvaguardia del potere reale di acquisto.

Categories: Miscellanea

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