MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!


Nato in Iowa, figlio di Jesse, un agricoltore e maniscalco dell’Iowa, e Hulda Hoover, studiò da geologo presso l’Università di Stanford. Fu in Cina insieme alla moglie, dove, ingegnere minerario di una società privata, si trovò coinvolto nel 1900 nella rivolta dei Boxer. Divenuto milionario già in giovane età con la sua attività di gestore di miniere, durante la prima guerra mondiale, già presidente della “Belgian relief commission” (1914-1917), organizzazione per la fornitura delle derrate alimentari nel Belgio occupato, fu nominato dal presidente Wilson commissario della “United States Food Administration”, agenzia per il rifornimento dei viveri agli alleati europei (poi “American Relief Administration”).

Quando nel 1928 Calvin Coolidge (vice presidente di Harding, subentrato alla morte di quest’ultimo alla presidenza) declinò una seconda candidatura, i repubblicani ripiegarono su Herbert Hoover, già Segretario del Commercio (1921-1928), venendo proposto come uomo pragmatico e esperto nell’attività di soccorso umanitario, di cui aveva dato prova già in Cina, poi come capo dell’US Food e poi anche durante l’alluvione del Mississippi del 1927. La campagna elettorale fu facilmente vinta da Hoover sull’onda di una bolla finanziaria che faceva sperare in un’epoca di prosperità e di ricchezza, e sui temi del proibizionismo e dell’isolazionismo americano. Prima di entrare in carica compì un lungo viaggio in America latina durante il quale consolidò le relazioni con i paesi visitati. Famosa la frase pronunciata nel discorso di accettazione della candidatura presidenziale, in cui affermava di essere “vicini in America, oggigiorno, al trionfo finale sulla povertà, come mai era accaduto prima nella storia di qualsiasi paese”.

 

A parte le statistiche è importante conoscere la storia, per due motivi:

 

Il primo serve a capire come l’uomo si comporta in certi contesti, causando determinati effetti attraverso la sua natura psichica, la quale è immutabile nel tempo.

 

Il secondo motivo, va ricercato nel fatto che la storia aiuta il singolo a trovare la soluzione migliore attraverso l’analisi del passato.

 

Nel primo grafico è indicato il comportamento di Wall Street durante il periodo che va dal giorno dell’elezione a quello dell’effettivo insediamento alla Casa Bianca del Presidente.

 

Il rialzo record come potete vedere appartiene  a Herbert Hoover (Presidente in carica durante la crisi del ’29) del quale abbiamo scritto una sintesi biografica presa da Wikipedia.

Fino al 1929 il giorno di insediamento era il 3 Marzo e non il 20 di gennaio.

Durante la fase di pre-insediamento di Donald Trump, Wall Street ha stabilito il secondo record, con il Dow Jones salito di oltre l’11%.

Se avete letto attentamente la biografia sopra indicata vi accorgerete che le similitudini non si limitano al comportamento della borsa americana, ma abbracciano una serie di fattori, che vanno dal clima euforico vissuto negli ultimi anni dalla finanza allegra, all’isolazionismo.

 

Detto ciò quindi, non si fa peccato a pensare che il mercato stia inglobando ad oggi tutti quei fattori o elementi necessari per dar luogo ad una crisi di portata storica, la quale potrebbe manifestarsi tra tre o sei mesi, ossia quando le forti aspettative saranno svanite e gli effetti concreti della Trumponomics si riveleranno per quelli che noi pensiamo: un flop.

 

In questa fase di pre-insediamento, come accennato anche nella weekly, il mercato ha vissuto una fase di aspettative che sono andate con il tempo a crescere sempre più. Siamo arrivati al punto che se nella realtà puoi fare 5 il mercato ti prezza fino a 10 per poi ripagarti con 4 anche se metti sul piatto 6. Questo giochetto, lo stiamo vedendo già da due anni sulle trimestrali delle società Usa. Si abbassano per tempo le stime e in misura eccessiva, per poi esaltarsi difronte al risultato finale, alquanto sterile nella realtà.

 

Tradotto nella pratica noi dubitiamo fortemente che Trump possa arrivare a mettere sul piatto 6 (contro i 10 attesi).

 

Le promesse in campo economico del nuovo Presidente man mano che passa il tempo, sembrano scemare, soprattutto sul piano quantitativo. Sulle infrastrutture ad esempio siamo passati da un trilione a 500 mld e oltretutto con la partecipazione della mano privata.

Del resto il debito americano, supportato da una politica monetaria chiaramente più ostile a fare deficit, ci dice che il piatto piange per esaudire i desideri di Wall Street.

 

L’elefante con molta probabilità partorirà un topolino e questo sarà l’effetto più visivo nell’immediato, ma i problemi potrebbero essere altri e ben più strutturali.

 

PROTEZIONISMO-ISOLAZIONISMO

 

Nel grafico a fianco possiamo osservare come l’esplosione degli interscambi mondiali sia un effetto della globalizzazione. Uno dei punti fermi della Trumponomics sarà l’isolazionismo, che se messo in pratica porterà ad un chiaro ridimensionamento degli interscambi. Da qui il problemino Dollaro, con il quale avviene circa il 65% degli interscambi mondiali. Una diminuzione degli stessi, soprattutto a causa di un isolazionismo americano, spingerà paesi come la Cina, Russia, Giappone e la stessa Europa ad usare valute alternative a discapito del Dollaro. Effetto collaterale questo devastante in termini di potere d’acquisto Usa (esplosione inflazione?). Ricordiamo che uno dei principali fattori che ha permesso all’America una valuta forte nonostante un forte deficit commerciale strutturale è stato il predominio valutario in campo internazionale (petrodollari). Con l’isolazionismo si accelererà sicuramente il processo di de-dollarizzazione.

 

ABOLIZIONE OBAMACARE

 

Grazie alla riforma di Obama, in tema di sanità, finalmente anche la classe medio-bassa aveva la garanzia di un assistenza.

La riforma, essenzialmente obbligava la classe media e medio-alta ad un assicurazione sanitaria, finanziata in parte dal Governo, là dove i redditi non superassero una determinata soglia.

Con lo smantellamento dell’Obamacare, pertanto, la cosa certa è che milioni di americani, si troveranno a dover pagare interamente l’assicurazione sanitaria, in quanto verranno meno le sovvenzioni statali. Pertanto, questa misura avrà senza dubbio un impatto sui consumi, che allo stato attuale rimangono piuttosto anemici se consideriamo la struttura attuale degli stessi.

Secondo gli ultimi dati, infatti, le vendite al dettaglio sono salite nel mese di dicembre dello 0,6 conto lo 0,7 atteso, solo grazie agli aumenti dei prezzi energetici e in particolari di quelli legati al gas da riscaldamento, in previsione dell’inverno. A questo dobbiamo aggiungere il balzo eccezionale delle vendite auto (mercato drogato dal credito facile), mentre se osserviamo la spesa destinata ai ristoranti (indicatore molto sensibile alle possibilità dei consumatori) ci accorgiamo del più consistente calo degli ultimi dodici mesi pari a -0,90.

Al momento i mercati continuano a sognare, spinti da un ottimismo che noi troviamo a dir poco assurdo, mentre nel frattempo, anche il più grande speculatore, Carl Icahn (che aveva comprato nel giorno dell’elezione di Trump) ha rivelato di aver venduto una buona parte delle azioni che attualmente il Mondo si sta strappando di mano.

Le nostre riflessioni, da un punto di vista tecnico trovano conferma solo nell’eccesso raggiunto dai mercati. Ciò non ci impedisce di considerarle al fine di impostare una strategia di lungo periodo il più antifragile possibile.

a cura di Andrea Facchini (MoneyRiskAnalysis)

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