MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

 

Settimanale del 22.11.2015


Le teorie moderne sull’uomo hanno evidenziato che al di là della cultura, dell’età, del sesso, della locazione geografica i bisogni fondamentali dell’essere umano sono 6:

  • Sicurezza: la necessità di avere dei punti di riferimento, di sentirti dei punti fermi nella vita
  • Varietà: sembra in contrasto con il precedente. Si può semplificare con il non cadere nell’abitudine, il poter variare la propria esistenza
  • Importanza: la necessità di sentirti importante, desiderata, utile a qualcosa.
  • Connessione: tutti sentiamo il bisogno di provare unione, contatto con altri essere umani.

Poi ci sono i due bisogni superiori:

  • Crescita: la necessità di migliorarci, sentirsi vivi, aumentare le proprie esperienze e conoscenze.
  • Contributo: il bisogno di superare il proprio essere individuale e andare oltre, verso l’altro

Ognuno dà un peso diverso a questi valori, sebbene in tutti siano presenti.

In questa settimanale vogliamo soffermarci sul bisogno di sicurezza. La sicurezza è il primo dei bisogni: sentirsi in un ambiente protetto, sicuro, conosciuto permettere all’essere umano di abbassare gli istinti di base del cervello rettile (fuga o aggressività, che si manifestano in caso di perdita di sicurezza e quindi paura) e potersi elevare ai bisogni successivi.

Il grande sociologo e filosofo Bauman, basandosi sull’analisi dell’insicurezza che ormai caratterizza la società è arrivato a coniare il termine di modernità liquida.

Nei suoi libri sostiene che l’incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. In particolare, egli lega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa. L’esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull’estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l’essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità.

 

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I nostri genitori avevano alcune certezze che ci hanno tramandato, perché nel loro mondo funzionavano:

  • Cercati un lavoro stabile
  • Comprati una casa
  • Fatti una famiglia

Fino a 20-30 anni fa questo modello di sicurezze funzionava perfettamente. Fatte queste tre cose uno era arrivato e la vita poteva proseguire con le sue incertezze intrinseche (imprevisti, malattie, morti, nascite, sorprese più o meno belle) ma basata sui punti di cui sopra.

I nostri genitori ci hanno passato questo modello, convinti che fosse buono, sempre come detto, perché per loro ha funzionato in un contesto di crescita globale, di miglioramento progressive, di futuro in cui ti aspetti condizioni sempre migliori per tutti, in cui lo stipendio cresce sempre, in cui i figli vivranno con opportunità migliori.

Questo modello nel contesto di modernità liquida non funziona più.

Un lavoro stabile ormai è un miraggio, per molti già un lavoro è un miraggio. Comprarsi una casa rimane uno dei must degli italiani visto che siamo il popolo più proprietario di case del mondo, del resto con la discesa dell’immobiliare e le ultime crisi, diventa difficile poi capitalizzare l’investimento. Anche la famiglia è in crisi, sia nella sua forma teorica (papà e mamma) che pratica (divorzi, famiglie allargate …).

Il tutto condito da una tecnologia che accelera sempre più e che con le sue innovazioni non ha saputo aspettare il cambiamento di valori e di sentire dell’uomo.

Ora ad esempio siamo molto più connessi di 30 anni fa, la connessione grazie ai social è più globale che locale (una volta si conoscevano giusto i vicini e quelli del proprio paese e già lavorare a 20-30 km sembrava di lavorare da un’altra parte del mondo), del resto siamo meno sicuri del posto di lavoro, ci sentiamo importanti grazie ai “Like” di facebook e amiamo questa connessione “non impegnativa” dove con un messaggio si possono esprimere grandi concetti e grandi idee, che non comportano la prova dei fatti perché virtuali e immateriali (chi di voi non conosce persone dai grandi ideali su facebook e di pochezza nella realtà dei fatti?)

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Questa modernità liquida e altamente interconnessa sebbene con connessioni facili quanto deboli, si traspone nella finanza.

I nostri genitori ci hanno insegnato a investire in bot o btp, “così vai sul rendimento sicuro”. Anche questa incertezza se n’è andata. Ora il rendimento zero l’ha eliminata e la crisi del debito sovrano ci ha tolto anche la certezza dello stato che non fallisce.

E se nel mondo reale di certezze come detto sopra ne abbiamo poche, nel mondo finanziario da alcuni anni una si è formata: i banchieri centrali.

Sebbene siano amati e odiati in maniera indiscriminata, non sono ignorati da nessuno e quindi considerati una specie di sicurezza divina sui mercati. E questo ci permette almeno in questo contesto di per sé già insicuro di avere dei punti fermi.

Quindi aspettiamo con trepidazione i loro meeting periodici per avere delle sicurezze, per cercare di capire cosa diranno per avere poi delle idee sulla direzione del mercato. Ci sentiamo spaesati in un mondo dentro e fuori la finanza, e attendiamo le loro parole come un modo di sentirci maggiormente sicuri. Se notate negli ultimi 3-4 meeting, il mercato si è mosso molto velocemente in base alle parole dette per poi fare dei trading range abbastanza compressi.

Anche questa certezza ultimamente sta scricchiolando. Sia Mario Draghi nell’ultima uscita pubblica che Benoit Coeure parlando a Berkley poche ore fa, cominciano a sottolineare due punti fondamentali:

  • Draghi: le politiche economiche iniziano ad essere insufficienti (lo dice tra le righe) senza riforme e torna e ripetere il mantra del “senza riforme l’operato della bce non basta”
  • Coeure (board bce): dobbiamo iniziare a ripensare le politiche monetarie perché in un mondo che rallenta le politiche monetarie attuali sono insufficienti e non efficaci

Il tutto in un contesto di petrolio poco costoso che dovrebbe dare un’ottima spinta all’economia e di otto anni di aiuti delle banche centrali. Se la sicurezza (i banchieri centrali) iniziano a dire di avere meno certezze, è ovvio che anche la sicurezza degli investitori diminuisce, sebbene l’effetto “god central banker” sia ancora molto forte.

Lo mostrano i fatti di Parigi e successivi. Il mercato a questi eventi ha reagito con una discreta indifferenza, vedendole come buy opportunity, convinto ancora che si tratti di eventi sporadici facilmente risolvibili e che le sicurezze dei meeting dei banchieri centrali del 3 dicembre (bce) e del 19 (fed) risolveranno tutto.

Come MRA ci auguriamo che sia così, perché un crollo della fiducia verso i banchieri centrali potrebbe avere un effetto domino senza precedenti. In fondo il loro miglior qe non è solo in soldi, ma in credibilità e sicurezza. E’ quello che ci hanno sempre venduto ed è quello che ogni buon consumatore compra.

Nessuno infatti compra un prodotto in se stesso: compra il piacere o la sicurezza o la felicità di averlo. E dai banchieri centrali mediante l’azionario o l’obbligazionario compriamo ricerca di sicurezza e rendimento, niente altro. E in fondo in fondo, un po’ di “droga” finanziaria in modo da dimenticarci dell’altra parole che fa l’equazione fondamentale della finanza con la parola rendimento: il rischio.

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E proprio con la parola rischio  chiudiamo questa settimanale e con la sua etimologia:

Etimologia:

complesso e incerto; forse dal greco: rizikon sorte, a sua volta forse da e riza scoglio o da e rysis salvezza; alcuni lo vogliono dal latino: resecare tagliare; forse dall’arabo: riziq tassa da pagare in natura per il mantenimento di una guarnigione, parallelo al greco rouzikon pagamento in natura – e i soldati così mantenuti diventerebbero andres tou rizikon soldati di ventura, da cui anche il nesso con l’iniziale rizikon sorte.

Significato:

L’esporsi accettando – o non avendo calcolato – il verificarsi di danni o perdite è azione che sta sempre su un filo fra coraggio e stupidità, fra temerarietà e prodezza. Correre il rischio può distinguere il fermo dal timoroso come pure l’imprudente dal fermo: la valutazione non è facile. Ma per certo non deve essere termine di valutazione l’esito: che non si miscuglino forza e fortuna.

Il rischio giusto viene accettato con la prudenza d’ampio sguardo del saggio e la disposizione al sacrificio del valoroso; e dinanzi al rischio, l’esagerazione o l’immobilità, comunque riescano, patiscono l’inciampo della disarmonia fra la mente e il cuore.

 

Categories: psicologia

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