MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

View weekely del 07.12.2014

 

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Meglio i BTP o l’equity di buona qualità?

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Standard & Poor’s declassa l’Italia a BBB-. Ancora un piccolo passettino e precipitiamo nel baratro, almeno secondo le agenzie di rating.
Il compito di Draghi quindi si fa sempre più difficile, in quanto il debito italiano sarà sempre più destinato a finire in pancia alla Bce, tedeschi permettendo.

Ricordate cari lettori: esclusione e diversificazione. Questo è il mantra che dovreste ripetere tutte le volte che prendete decisioni importanti per i vostri risparmi.

Un declassamento del genere per i gli investitori istituzionali rappresenta un grosso campanello di allarme in quanto sotto questi rating si entra nel mondo degli High Yield. Pertanto molti fondi in quel caso si troverebbero a dover vendere forzatamente per non violare i loro mandati.

Dal 2011, ogni qualvolta le agenzie di rating hanno bocciato il nostro Paese, i mercati finanziari hanno reagito in modo contrario, infischiandosene altamente.

Questa volta ho la sensazione che sia diverso per una serie di motivi, sia globali che nostri interni.

1) Il mercato dei Bond da tempo ha preso a scricchiolare.
2) La Bce dall’ultima riunione non sembra essere uscita compatta al suo interno. Sorprendente nel board la posizione del francese che si dichiara contrario al Qe.
3) Sono ormai molti mesi che i Titoli di Stato non proteggono nemmeno da quella poca inflazione.
4) L’inflazione core è destinata a crescere in tutto il Mondo, causa un principio di aumenti salariali e il calo dei prodotti energetici. La Fed in particolare è ben più attenta all’inflazione core che a quella complessiva.
5) Proprio gli Stati Uniti sembrano aver imboccato la strada di un surriscaldamento della crescita, visto i dati del lavoro e soprattutto gli aumenti dei salari. Ci sono tutte le premesse per un rialzo dei tassi entro giugno del 2015.
6) Il debito italiano è insostenibile secondo le regole imposte dai trattati Ue.
7) Il caso Mafia Capitale è l’ennesimo emblema del Bel Paese, dopo il Mose, l’Expo e chissà quanti altri.
8) La struttura economica italiana non consente un cambiamento della traiettoria del debito.
9) Agire sui tagli di deficit e del debito al fine di raggiungere gli obiettivi imposti dal fiscal compact significherebbe accelerare il giro di vite economico che da anni sta affossando L’Italia.

Fatte queste considerazioni, ormai, anche la casalinga di Voghera sa che dietro ai tassi italiani c’è la Bce.
In questi casi tuttavia è doveroso chiedersi che senso abbia investire in un Titolo di Stato italiano, considerato il rapporto utili/perdite. Se di utili si tratterà, infatti, avremmo davanti a noi uno scenario talmente sublime che forse, l’aver scommesso nel mercato azionario con grande attenzione e diversificazione avrà pagato certamente di più. Se invece di perdite si tratterà…………auguri. In questo caso i soldi non li rivedrete mai più (sarete comunque autorizzati a chiedere un rimborso con la forza alla Bce), mentre con qualche buona azione, se ben diversificati vi troverete nella condizione di difendere nel lungo periodo i vostri risparmi.

1

In questo grafico possiamo vedere come il ciclo del Btp a 10 anni abbia raggiunto i propri traguardi. Quota 135 è un punto di arrivo al quale non avrei mai pensato se non attraverso la proiezione massima di Elliott-Fibonacci. L’effetto Draghi è riuscito anche in questo.
Adesso sembra arrivato il momento di dare ascolto ai numeri piuttosto che all’onnipotenza della Bce.
Quand’anche la banca centrale attuasse un programma di acquisto di 1000 mld questo non sarebbe sufficiente se consideriamo quanto fatto dalla Fed e dalla Boj. La cifra in campo, infatti non arriverebbe a monetizzare il 10% del debito pubblico europeo, mentre le altre lo hanno già fatto in misura compresa tra il 25 e il 30 percento.

Inoltre, come ho detto qualche settimana fa, un eventuale QE dovrebbe essere accompagnato da una politica massiccia di investimenti, al fine di ridare slancio all’economia dando modo di cambiare la traiettoria del debito.
Qua ancora in Europa si parla di Fiscal Compact, lasciando a voi immaginare le proiezioni future.

Un QE servirebbe casomai a svalutare ancor più il cambio, sperando che nel Resto del Mondo stiano tutti a guardare, regalandoci quote di mercato…..vedi Giappone.

Personalmente non sono fra quelli che teme un default Italia, ma un’uscita della medesima dall’area Euro. Questa infatti sarebbe proprio l’arma per evitare il fallimento dello Stato in quanto gran parte del debito è in mano agli italiani attraverso le banche e la Cdp, senza contare ciò che è posseduto da Bce e Fondo Salva Stati (ESM o EFSF), mentre dall’altra parte le banche tedesche e francesi hanno ridotto l’esposizione da tempo.
Inoltre il 99% degli investitori, compresi quelli istituzionali, hanno la memoria corta a tal punto che da circa un anno le nuove emissioni hanno la clausola CAC che consente all’emittente dopo dodici mesi di ristrutturare il debito con più facilità, evitando quei meccanismi a catena dettati dal CDS.

Per essere più chiaro, voglio solo ribadire che in termini di pericolo sistemico, la situazione è un tantino diversa da quella del 2011. Il debito italiano è sì tale da impensierire anche i paesi vicini, ma si trova in una condizione di forza inferiore rispetto a 3 anni fa.

Ovviamente quando si parla di bond sarebbe assurdo circoscrivere i problemi alla sola Italia.

Quando sta succedendo al settore oil, del quale abbiamo a lungo parlato nel precedente settimanale, rappresenta una mina vagante per molti paesi emergenti, a partire dalla Russia per poi allargarsi verso i paesi dell’America Latina, in primis Brasile e Venezuela.

L’area con meno problematiche e con basi migliori per la crescita è costituita dall’Asia. Cina e India si trovano in questo momento in presenza di variabili alquanto favorevoli se guardiamo alla diminuzione dei costi energetici. Questo comporterà inevitabilmente una migliore redistribuzione del reddito con accelerazione del numero della classe media. Quindi nuove opportunità, con un occhio positivo puntato verso quell’America che sembra ritornare ad essere il consumatore di una volta. Leggo infatti con favore l’aumento del 2% dei salari medi. Se da un lato si creano infatti le basi per un ritorno dell’inflazione e quindi della stretta monetaria, dall’altro i paesi asiatici possono fare affidamento su un consumatore che da tempo sembrava aver perduto lo smalto di una volta.

Tuttavia tengo a ribadire che è un errore generalizzare sui mercati emergenti.

Due grafici per farsi un’idea …

[…]

Immaginiamoci nel nostro piccolo cosa farà il consulente di turno che proporrà al suo cliente, in occasione delle feste natalizie, il nuovo portafoglio per il 2015. Consiglierà di insistere sulla parte bond a rendimento quasi zero oppure si sentirà in dovere …

[…]

 

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Affrettati, i mercati aprono tra poche ore! E un caldo 2015 è alle porte!

 

 

Categories: btp

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    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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