MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!



Riporto una storiella che giro dal blog “il Grande Bluff”, alla fine del quale dirò la mia. Ieri ho pubblicato invece l’effetto della legge bavaglio sulla blogosfera.
Di politica o meglio di questa politica non ne voglio più parlare. Le parole infatti non sembrano più bastare, perfino Casini è rassegnato che è tutto dire, mentre Bossi pensa a Grilli, ahahahaha……….affari loro. Anzi propongo ai veri leghisti di iniziare a farsi un partito per conto proprio, visto che Giuda si è venduto per 30 denari da un bel pezzo. Vogliamo parlare di Della Valle? 1,10,100,1000 di Della Valle….ma come ho detto cercherò di parlare il meno possibile di questa politica che da molti mesi ci sta portando dritto dritto in fondo al burrone. Come potrei non arrendermi quando poi vedo personaggi quali il ministro Romano e Cicchitto prendere le distanze da Moody’s………….ohhhhhhhhhhh mika ho detto Monti…..avete capito bene, Romano e Cicchitto, ultra premi Nobel all’economia.
Ma parliamo d’altro ecco qui la bella storiella dopo di che faremo qualche commento:


LA CRISI DEGLI ASINI
Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto.
I contadini erano effettivamente un po’ sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.
L’uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali.
Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.

Il giorno dopo…………….., affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l’ordine di vendere le bestie 400 € l’una.
Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 € la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.

Come era prevedibile, i due uomini d’affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli.
Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti.
Il corso dell’asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.
Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).

Eppure quest’ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio ne quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l’aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.

Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità …
Venne innalzata l’età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.

Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte.
Noi li chiamiamo fratelli Mercato.
Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.

E voi, cosa fareste al posto loro?
Che cosa farete?
Se questa storia vi ricorda qualcosa, ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi Sabato 15 ottobre 2011 (Giornata internazionale degli indignati) … e fate circolare questa storiella.



Come possiamo vedere nel racconto ci troviamo in presenza di un truffatore (manipolatore di mercato) un complice (le banche) e di una maggioranza di persone raggirata dagli artifici dei primi due. Nel caso di una pluralità di mercato e di un’applicazione rigida delle regole, oltreché di una necessaria istruzione delle persone in materia, magari supportata dall’assistenza di una figura esperta, il finale della storia sarebbe stato ben diverso. In sostanza, una minoranza di persone, dopo essersi scritta le regole ha aggredito il mercato nei punti più vulnerabili, facendo ricadere in pieno sulla collettività gli effetti delle distorsioni di un sistema perverso.


Adesso non siamo lontani dalla situazione che alcuni giorni fa descrivevo in questo post:


To print or not to print this in the question


E’ chiaro che tutte le misure applicate fino ad oggi sembrano essere state in aiuto non dei raggirati, ma dei truffatori e dei complici. Quando potremo vedere giustizia?


Io credo molto presto, almeno me lo auguro.


Per giustizia intendo quella di mettere in condizione il truffatore e il complice di non poter più commettere in un futuro mai più azioni contro l’interesse della collettività.


Questo stato di cose a casa mia ha un solo nome: NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE.


Ormai è noto a tutti che l’operato di una banca sul destino della collettività può essere determinante, al punto da poter mettere in ginocchio il sistema stesso. Datemi buone motivazioni per pensare il contrario. 


E’ chiaro che una volta pubblica, la banca dovrà fare la banca, evitando di sollecitare risparmi al fine di reimpiegarli per tappare buchi o investirli in operazioni ad alto rischio. Altra cosa sono gli investimenti i quali dovranno interessare non più quelle 4 o 5 banche mondiali capaci di manipolare il mercato, ma una pluralità di soggetti che non presentino conflitti di interessi. 
RIDIMENSIONAMENTO DEL SOGGETTO DI MERCATO.


Oggi paradossalmente, ci troviamo in una situazione di forte competizione tra Stato e banche, là dove gli investitori vengono sempre più attirati da proposte che sottraggono risparmi al fabbisogno pubblico. In Italia, ad esempio, siamo passati in pochissimi anni, da un debito pubblico per l’80% in mano agli italiani, ad un debito estero superiore quasi al 50%. Lo Stato a mala pena riesce a finanziarsi sul mercato con tassi al 5%, quando invece le banche per fare un esempio stupido non trovano difficoltà a piazzare verso i clienti prodotti, per lo più subordinati, con tassi netti ben sotto il 4% vincolati per qualche anno. PARADOSSALE. 
Mi sembra di assistere impotente ad una nuova catena di San’Antonio. 


Ma il vero mercato sta già facendo da solo la sua selezione. L’Eurostoxx cambia, a conferma che le banche così come sono, costituiscono soggetti destinati a sparire per sempre. 


Per la serie non è mai troppo tardi pertanto, gli Stati dovrebbero intervenire in modo traumatico sul sistema. Nazionalizzare le banche, senza tuttavia non aver prima depurato le stesse dal marcio, il quale dovrà essere isolato presso le banche centrali. Il famoso QQE (Quantitative Qualitative Easing) del quale ho parlato due giorni fa.
Solo allora credo avremo la possibilità di vedere un pò di giustizia e soprattutto sereno all’orizzonte. 

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  • Nassim Taleb

    "... ma nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio. Né vi sono stato coinvolto io stesso e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." 1907 E.I.Smith, comandante del Titanic, dal Cigno Nero
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