MoneyRiskAnalysis – Borsadocchiaperti

S'ode un grido nella vallata. Rabbrividiscono le fronde degli alberi, suonate le campane, il falco è di nuovo a caccia!

Interessantissimo il discorso di Mario Draghi sui motivi dei tassi di interesse bassi. Di Draghi si potrà dire tutto, tra cui che è un acuto banchiere centrale.

Di seguito una traduzione dei punti salienti presi dal discorso integrale in inglese:

https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2016/html/sp160502.en.html

Spiegando i motivi dei bassi tassi di interesse

Le banche centrali solitamente perseguono obiettivi domestici, ma negli ultimi anni s sono trovate ad  dover affrontare in maniera comune il tema dei tasi negative.

Oggi, il 18% dell’economia globale pesata per il PIL, vive in un contesto di tassi negativi e questo valore si alza al 40% se si considerano i tassi tra 0 e 1%.

Very low rates are not innocuous. They put pressure on the business model of financial institutions – banks, pension funds and insurance companies – by squeezing interest income. And this comes at a time when profitability is already weak, when the sector has to adjust to post-crisis deleveraging in the economy, and when rapid changes are taking place in regulation

I bassi tassi di interesse non sono innocui. Mettono pressione ai modelli di business degli istituti finanziari (banche, fondi pensione, assicurazioni), spremendone i ricavi. E questo succede in un’epoca in cui la profittabilità di questi business  è già ridotta, a seguito dei cambiamento nei regolamenti e a seguito del deleveraging economico e bancario.

I tassi bassi inoltre creano problemi agli investitori, soprattutto ai pensionati, che vedono i loro risparmi rendere poco o sempre meno. Tassi bassi inoltre influenzano i risparmi lasciati nei fondi pensione, che saranno di futuro supporto a chi andrà in pensione.

Sembra quindi che i tassi bassi siano il problema. Ma non lo sono, solo la conseguenza.

Il vero problema è l’eccesso di risparmio a livello globale rispetto all’investimento.

Abbassare i tassi serve a spremere il risparmio per farlo uscire allo scoperto e diventare investimento (nota di mra).

Prospettiva di lungo termine

Se nel mondo c’è un eccesso di risparmio, i risparmiatori competono tra di loro per trovare qualcuno che voglia i loro soldi. Quindi i tassi si abbassano. Se poi il ritorno degli investimenti a sua volta si abbassa, per gli imprenditori non vale la pena di investire e quindi aumentano il risparmio, oltre al fatto che richiedono meno capitale.

Questo comporta una compressione del rendimento reale, che misura il bilanciamento tra capitale risparmiato e capitale investito.

Quindi la vera chiave di volta è effettuare riforme strutturali allo scopo di favorire l’investimento, in modo da aumentare la domanda di capitale e permetterne la circolazione.

L’europa ha bisogno di queste riforme e queste stanno avvenendo, ma molto lentamente.

Prospettiva di breve termine

Le riforme strutturali possono cambiare nel lungo termine i rendimenti reali cambiando il rapporto risparmio-investimento, ma nel breve termine questa modifica possono farla solo le politiche monetarie.

Le banche centrali di tutto il mondo hanno tenuto i tassi bassi negli ultimi anni (USA dal 2008, la BOJ dagli anni 90, la BOE da 7 anni) e questo è stato necessario, altrimenti il rendimento dell’investimento sarebbe stato minore del costo di indebitamento. Se non fossero stati abbassati i tassi, si sarebbe caduti in recessione. Tenendo invece i tassi sotto i tassi reali, permette di favorire l’investimento e il consumo, che sono i motori economici di base.

Chiaramente questo sembra che favorisca chi si indebita rispetto a chi si risparmia, ma nel medio termine anche i risparmiatori vengono aiutati.

Se le banche centrali non avessero abbassato i tassi, la disoccupazione sarebbe rimasta alta e quindi la gente avrebbe perso le sue competenze, gli investimenti sarebbero rimasti bassi e l’economia avrebbe subito un danno irreparabile.

Semplicemente, al momento, non si sono alternative.

L’unico margine di manovra è un mix di politiche monetarie e fiscali, che permetterebbero insieme di colmare il gap formatosi tra domanda e offerta più velocemente.

Conclusione

Abbiamo quindi parlato delle politiche monetarie come prima soluzione.

Delle politiche strutturali come seconda soluzione.

C’è un terzo aspetto da considerare, una riforma istituzionale europea che dia all’Europa maggiore credibilità e permetta alle aziende di investitore con maggiore sicurezza.

Sicuramente questo aiuterebbe a tornare più velocemente agli investimenti e a livelli di tassi più alti degli attuali.

 

 

 

Categories: banche centrali, bce

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